STATI UNITI

Bandiera USA

Capitale Washington 
Abitanti 310.930.000
Estensione  Kmq 9.372.614 
Valuta Dollaro statunitense  USD 1,2141=1€
Fuso orario Gli Stati Uniti comprendono 6 fusi orari. East Coast (New York, Washington, Miami, Atlanta) -6h; stati centrali (Chicago, Dallas) -7h; stati montuosi (Denver, Phoenix) -8h, West Coast (Los Angeles, Las Vegas) -9h; Alaska: Anchorage -10h, Adak -11h; Hawaii -11h. L’ora legale statunitense è in vigore dalla seconda domenica di marzo alla prima domenica di novembre, mentre in Italia dall’ultima domenica di marzo all’ultima domenica di ottobre. Per i periodi di non sovrapposizione con l’ora legale italiana considerare un’ora di differenza in meno (esempio da -6 a -5). Le isole Hawaii non adottano l’ora legale.
Elettricità  120 V, presa AB
Lingua Inglese
Aeroporti  New York NYC JFK LGA EWR, Chicago CHI ORD MDW GYY RFD, Atlanta ATL, Los Angeles LAX VNY, Washington WAS DCA IAD BWI, Las Vegas LAS, Miami MIA FLL, Dallas DFW DAL, Houston HOU IAH, San Francisco SFO, Seattle SEA BFI LKE, Denver DEN, Salt Lake City SLC, Niagara Falls IAG, Honolulu HNL, Anchorage ANC EDF

Città principali

Washington, la capitale degli Stati Uniti d’America, è situata quasi al centro della costa atlantica nordamericana, sulla riva sinistra del fiume Potomac. La città è il cuore di un grande agglomerato urbano. Washington ha un profilo atipico nel panorama americano: in seguito a una rigorosa normativa mancano infatti i grattacieli, sostituiti da edifici talora enormi, in stile classico e neoclassico, allineati lungo le principali arterie, che le hanno valso il soprannome di City of Magnificent Distances. Dei circa venti milioni di turisti che la visitano ogni anno, la maggioranza sono statunitensi in pellegrinaggio ai luoghi della democrazia americana.

Boston, oppure The Hub (‘il centro’), come i bostoniani sono soliti chiamare la loro città, è la capitale del Massachusetts ed è anche il centro economico e finanziario della regione. È considerata una delle più belle città d’America e, grazie ad Harvard e al Massachusetts Institute of Technology (MIT), è anche la capitale della cultura e dell’alta tecnologia. Nonostante l’imperversante urbanizzazione, Boston è riuscita a mantenere la sua impronta tipicamente britannica. Il suo fascino risiede soprattutto nelle brevità delle distanze e nella fitta concentrazione di siti storici e monumenti culturali in uno spazio ristretto. Qui l’Europa è nello stesso tempo vicina e lontana. Gli inizi della storia americana sono illustrati nell’elegante Cradle of Independence (‘culla dell’indipendenza’). Il Freedom Trail, lungo 4,8 km, conduce dal Boston Common al Bunker Hill Monument, nella vicina Charleston, e collega i sedici punti importanti per l’indipendenza americana. Il percorso venne realizzato nel 1952 e oggi rappresenta una delle principali attrazioni della città, gestita dal National Park Service.

Alta 241 m, la Hancock Tower costituisce un vero e proprio shock visivo: costruita nel 1968 quasi esclusivamente in vetro, conta più di diecimila finestre.

Beacon Hill è un quartiere signorile, un’enclave di persone ricche e importanti, dove la vecchia nobiltà dei Boston Brahmins deve ora dividere le belle case di mattoni rossi, dai panciuti bow-windows e dagli eleganti balconi, con i nuovi ricchi insediatisi nel frattempo.

Chicago si estende con i suoi sobborghi per più di 100 km lungo le rive sudoccidentali del lago Michigan; dal lago nasce il fiume Chicago, che grazie all’Illinois Waterway (sistema di canali) è collegato al Mississipi e va a sfociare nel fiume Calumet. La città è spazzata tutto l’anno da forti venti, che influiscono sul suo clima: nonostante la posizione sul lago, le estati possono essere insopportabilmente calde, mentre d’inverno le correnti d’aria fredda provocano temperature rigidissime. Il Near North-Gold Coast è un quartiere moderno, luccicante per le facciate dei grattacieli, dietro ai quali si nascondono abitazioni a uno o due piani del XIX secolo, attualmente molto ricercate. Il quartiere vanta alcuni club dove si può ascoltare del buon jazz, famosi locali notturni, eccellenti ristoranti, boutique originali, negozi di antiquariato e librerie. Oak Street è una famosa spiaggia quasi al centro della città. A nord-est della foce del Chicago si può percorrere il Navy Pier, un molo costruito nel 1916 e da cui oggi si gode una vista superba sulle linee spesso poco convenzionali dei grattacieli di recente costruzione. Si trovano qui i due edifici più alti del mondo. Il John Hancock Center è una costruzione di 343 m d’altezza che ricorda una torre per l’estrazione del petrolio: la terrazza panoramica del 94° piano offre una vista stupenda; il tetto è ornato da due antenne. Il Marina City è un complesso straordinario (61 piani) con teatri, piste di pattinaggio e porticciolo per imbarcazioni da diporto. Particolarmente impressionanti le due torri gemelle di 179 m. Il Grant Park, area protetta, si estende a est fino al lago Michigan e a sud fino al Field Museum of Natural History. Al centro del parco si trova la Buckingham Fountain, in marmo rosa, costruita nel 1927, scintillante di giochi d’acqua da maggio a settembre e di luci la notte. Nel Chicago Stadium si esibisce la squadra di basket dei Chicago Bulls: è qui che Michael Jordan è diventato popolare.

Las Vegas, la capitale mondiale del gioco d’azzardo, si trova in una zona desertica circondata da brulle montagne. Il clima è decisamente arido: in piena estate la temperatura sale di giorno fino a 40 °C e di notte non scende mai sotto i 24 °C; anche d’inverno fa abbastanza caldo, almeno nelle ore di luce, ma durante la notte la colonnina di mercurio si arresta quasi sullo zero; le gelate però sono rare.

Completamente votata al turismo, Las Vegas è una città che vive soprattutto la notte, illuminata da una miriade di insegne pubblicitarie. Qui si alternano parchi ben curati, grandi alberghi, immense case da gioco con casinò, cappelle per matrimoni, ristoranti, locali notturni e bar. A disposizione del grande pubblico ci sono più di centomila camere di ogni categoria, dai modesti motel agli alberghi estremamente lussuosi. In genere gli alloggi sono più cari nel fine settimana.

Los Angeles è il centro della seconda grande conurbazione degli Stati Uniti dopo New York City. Adagiata sull’oceano Pacifico nel Sud-ovest della California, la città è cresciuta in modo incontrollato (l’antico nucleo urbano dista circa 25 km dalla costa) dopo l’ultima guerra mondiale, estendendosi per quasi 120 km in ogni direzione, trattenuta soltanto dalle montagne a est e a nord-est. Un terzo della popolazione è latino-americana. Costituiscono un gruppo sociale assai dinamico gli asiatici, insediati a Little Tokyo, Chinatown e Koreatown.

Il nucleo urbano di Los Angeles è costituito in realtà da due centri, divisi dalla Santa Ana Freeway. El Pueblo costituisce il vero cuore della città vecchia, con le caratteristiche strade di mercato in stile messicano, piene di bancarelle e souvenir. La Avila Adobe House è la più vecchia casa della città: originariamente costruita come residenza del sindaco nel 1818, in seguito fu arredata con mobili e oggetti d’epoca.

Percorrendo Sunset Boulevard si raggiunge il primo di una serie di sobborghi residenziali. Beverly Hills è forse il più celebre quartiere del jet set californiano, pieno di ville lussuose ed eccentriche. Librerie e chioschi di giornali vendono addirittura cartine con gli indirizzi di star e produttori. Proseguendo sulla Sunset si arriva a Bel Air e Westwood.

Posta tra i Santa Monica Mounts e la costa del Pacifico, Malibù vanta alcune delle spiagge più belle di Los Angeles, frequentate da surfisti e divi dello spettacolo.

A nord del Farmers Market, annunciato da una gigantesca scritta sulla collina, sorge Hollywood, incorporato nella municipalità di Los Angeles nel 1910.

La vera attrazione, per chi volesse trovare tracce cinematografiche, è Hollywood Boulevard, che taglia la città da est a ovest. Il Mann’s Chinese Theater, una stravagante costruzione in stile cinese, conserva le impronte nel cemento di centocinquanta star del firmamento hollywoodiano, mentre sul marciapiede della Walk of Fame sono incastonati medaglioni in ottone e stelle di marmo rosa con i nomi di grandi attori. Sempre nei pressi del Chinese Theater vi sono diversi spazi espositivi, quali lo Hollywood Wax Museum (museo delle cere), il Guinness World of Records e il Ripley’s Believe it or not!, con stravaganze e curiosità.

Gli studi cinematografici da visitare sono quelli della CBS e quelli della Paramount Pictures.

A sud di Los Angeles sorge Disneyland, il parco di attrazioni più famoso del mondo, allestito nel 1955 da Walt Disney. Le attrazioni cambiano continuamente scenario, sempre ispirate a film di successo, e non mancano gli spazi didattici, come per esempio la Tiki Room con piante e uccelli tropicali multicolori.

Miami è situata sul lato sudorientale della penisola della Florida. È separata dall’oceano Atlantico dalla laguna di Biscayne Bay e da Miami Beach, sulle cui spiagge sorgono centri residenziali e alberghi imponenti. Le condizioni climatiche favorevoli hanno provocato un sensibile incremento del turismo in tutta la zona. Miami ha il più importante porto passeggeri del mondo, costruito su due isole artificiali (Dodge Island e Lummus Island), e uno dei principali aeroporti internazionali, vanta più di 600 grandi alberghi, motel, diverse migliaia di ristoranti e locali di ristoro e una cinquantina di consolati stranieri. La principale arteria di Miami è la sezione meridionale di Biscayne Boulevard, un viale costeggiato da palmizi e imponenti grattacieli: l’edificio più interessante è la cosiddetta Freedom Tower, uno dei più antichi grattacieli degli Stati del Sud, mentre il nuovo simbolo di Miami è la Centrust Bank Tower, un grattacielo di 52 piani eretto nel 1987. A Brickell Avenue abitano le famiglie più antiche e più ricche della città.

A sud di Coconut Grove si trova l’elegante Cable Estate, una località ricca di lussuose ville immerse in grandiosi giardini con darsene private.

Tra la 5th Street e l’Indian Creek a nord, così come tra Ocean Drive/Collins Avenue e Lennox Avenue, si estende Art Deco District, il quartiere dichiarato monumento nazionale, che negli ultimi anni ha conosciuto un’incredibile rinascita. La principale via di Miami Beach è Washington Avenue, anch’essa costeggiata da edifici in stile déco, tra cui il George Washington Hotel (534 Washington Avenue), che fu uno dei primi alberghi sulla spiaggia di Miami. All’estremità est della MacArthur Causeway è stato costruito un modernissimo porto per imbarcazioni da diporto, che offre servizi vari per chi ama la pesca d’altura, le immersioni e tutte le attività marine. Tra la MacArthur Causeway e la Venetian Causeway si trovano le isole artificiali di Star Island, Palm Island e Hibiscus Island, che hanno ospitato personalità famose.

New York, la più grande metropoli degli Stati Uniti, si trova nell’omonimo Stato, dove l’Hudson River e l’East River sfociano nella Long Island Bay. “The Big Apple” e “World Capital of Excitement” sono solo due delle definizioni con cui si indica New York City, capitale mondiale della finanza, sede dell’ONU, grande centro culturale e mosaico di etnie. “Great New York City”, questa la denominazione ufficiale del 1898, è costituita da cinque nuclei urbani (boroughs), ognuno dei quali conta almeno un milione di abitanti: Manhattan (vero centro economico e culturale), Bronx, Brooklin, Queens e Staten Island. New York City è centro culturale degli Stati Uniti: conta più di 35 teatri solo a Broadway e altri 200 di secondaria importanza, due teatri dell’Opera, tra cui il famosissimo Metropolitan, diverse orchestre eccellenti, come la New York Philarmonic Orchestra, fondata nel 1842, e una dozzina di corpi di ballo. Grazie ad alcuni dei musei più importanti del mondo, tra cui il Metropolitan Museum, e ad alcune centinaia di gallerie, la scena artistica è insolitamente ricca. Arte e scienza sono materie di primo piano in più di cinquanta università, di cui la più rinomata è la Columbia University. Vivace anche la vita notturna, con ristoranti, bar, jazz club e discoteche.

Oltre a detenere la supremazia economica negli Stati Uniti, New York non ha pari come città del terziario: oltre 17.000 ristoranti, grandi magazzini e numerose agenzie di servizi, le sedi di tutte le maggiori case editrici, le redazioni di quasi tutti i giornali e periodici statunitensi.

La punta meridionale della penisola, a sud della 14th Street, è chiamata Lower Manhattan o Downtown Manhattan. Su un’isola rocciosa, circa 4 km a sud-ovest della punta meridionale di Manhattan, si erge la Statua della Libertà, simbolo di tutte le speranze per i milioni di immigrati che giungevano via mare. A sud di Broadway si incontra la Trinity Church e di fronte a essa si apre Wall Street, così chiamata dal muro eretto dagli olandesi per proteggere la colonia dagli attacchi inglesi, ora sinonimo del mondo della finanza. Sull’Est River c’è il ponte di Brooklyn (Brooklyn Bridge), lungo 1.052 m, mentre nel cuore della Lower Manhattan si trova la City Hall, che ospita gli uffici del sindaco e del consiglio comunale.

A nord di Chinatown si estende il quartiere abitato dagli italiani, Little Italy, minacciato dalla continua espansione del quartiere cinese, che conta più di 100.000 abitanti.

Tra la 14th Street e Broadway c’è il bellissimo Greenwich Village: fino agli anni Settanta era il quartiere preferito da scrittori e artisti. L’arteria principale di Midtown Manhattan è la Fifth Evenue, che inizia a Washington Square, costeggia il lato est di Central Park e prosegue verso nord dividendo Manhattan in due parti: una orientale e una occidentale. La sezione che va dalla 57th alla 34th Street costituisce il vero centro del quartiere; da qui iniziano le famose parate e vi si trovano i negozi più esclusivi come Tiffany, Van Cleef e Cartier. Tra la 34th Street e la Fifth Avenue si erge il più famoso grattacielo di New York City, l’Empire State Building (alto 448 m con antenna); particolarmente suggestivo di notte, è stato costruito in pietra calcare e granito nel 1930. Vicino all’Empire State Building, in direzione ovest, oltre Herald Square, si trova l’immenso grande magazzino Macy’s. Procedendo lungo Broadway, in direzione nord-ovest, si incontra Times Square, il cuore dei teatri di New York.

Uptown Manhattan si estende dalla 57th Street in direzione nord fino allo Henry Hudson Bridge e comprende Central Park, il polmone verde di New York City, il meglio dei musei sul lato destro del parco e Harlem, il quartiere nero, ancora oggi un ghetto fatiscente e trascurato, a nord. Central Park è per i newyorchesi luogo di svago e riposo: si può andare in barca, prendere il sole, pattinare o visitare lo zoo all’estremità sudorientale.

Orlando (238.000 abitanti nel 2010, 2.134.000 considerando l’area metropolitana), capoluogo della Contea di Orange, nella Florida centrale, è un importante centro turistico e culturale che ha saputo ritagliarsi il suo spazio nonostante la concorrenza della vicina Miami. La città si sviluppa lungo le sponde del bel Lake Eola – la cui fontana è il simbolo di Orlando – che occupa tutto il settore nord-orientale di downtown. Soprannominata “The City Beautiful”, la città beneficia di un clima subtropicale: mite durante la stagione autunnale e invernale, caldo umido in estate. Fondata nella prima metà del XIX secolo in un’area paludosa, grazie a profonde opere di bonifica la città si pose al centro di una zona rinomata per la produzione delle arance. In seguito, con la costruzione del Walt Disney World Resort la città è divenuta una delle più importanti mete turistiche negli Stati Uniti e nel mondo: il parco a tema attira da solo ogni anno oltre 20 milioni di visitatori. Sono proprio i parchi a tema il motore dell’economia di Orlando: oltre a Disney World, sono visitatissimi gli Universal Orlando Resort (gemello degli studios di Hollywood) e il Sea World Orlando. Con un afflusso medio di 52 milioni di turisti l’anno, Orlando è la seconda città nel paese per numero di stanze d’albergo dopo Las Vegas. Queste tre attrazioni si trovano in realtà al di fuori dei confini della città: Disney World è a 32 km dal centro, nella città di Lake Buena Vista, gli Universal Studios sono 6 km e il Sea World a 10 km; tutte le destinazioni si trovano a sud-ovest del centro lungo la International Drive (I-Drive). A Orlando città, si possono visitare l’Orlando Science Center & John Young Planetarium, un museo della scienza altamente interattivo, l’Orlando Museum of Art, l’International Train & Trolley Museum con spettacolari plastici ferroviari, il mondo di stranezze del Ripley’s Believe It or Not, gli splendidi Harry P Leu Gardens. Orlando ospita la seconda più grande università della Florida, la University of Central Florida.

San Diego: situata 200 km a sud di Los Angeles, è la più meridionale delle metropoli californiane. La sua importanza è legata al porto, ma anche agli istituti scientifici. Il clima secco e moderatamente caldo e la bellezza e la fertilità dei dintorni hanno richiamato numerosi immigrati e la popolazione è aumentata in pochi anni del 25%. La sua atmosfera vivace, le spiagge sconfinate e l’opportunità di escursioni nel deserto o nel vicino Messico piacciono anche ai turisti.

Balboa Park, situato a nord-est della Downtown (centro cittadino), in stile ispano-messicano, comprende molti dei musei cittadini, teatri, ristoranti e strutture per il tempo libero, costituendo un complesso la cui visita può richiedere molte ore.

L’International Aerospace Hall of Fame è una delle rassegne meglio documentate degli Stati Uniti nel settore della ricerca e della produzione aerospaziale; espone anche diversi aerei d’epoca tra cui una riproduzione dello Spirit of St. Luis, con cui Charles A. Lindbergh trasvolò l’Atlantico nel 1927. Il San Diego Zoo è uno dei più interessanti giardini zoologici del mondo. Inaugurato negli anni Venti, viene continuamente ampliato.

Animato giorno e notte da ristoranti, bar, negozi e teatri, il quartiere di Gaslamp Quarter tra la Broadway e la K Street comprende ancora sedici isolati di caseggiati vittoriani, eretti tra il 1880 e il 1910; notevoli, in particolare, alcune case nella 5th Avenue tra E Street e F Street.

La Jolla è una bella località costiera 22 km a nord di San Diego, sede di uno degli acquari più importanti del mondo; nonostante la forte crescita degli ultimi anni, ha mantenuto un’atmosfera da tranquillo paese di provincia. Lungo la Girard Avenue e Prospect Street si allineano accoglienti ristoranti, studi di geniali designer e gallerie d’arte. Nella pittoresca insenatura di Jolla Cove gli amanti della tintarella trovano sole tutto l’anno.

San Francisco: per il suo incantevole paesaggio e l’atmosfera cosmopolita è una delle mete più frequentate degli Stati Uniti. Massimo centro finanziario e commerciale della costa pacifica, situata sulla collinosa penisola di San Mateo, tra la baia di San Francisco a est, il Golden Gate a nord e l’oceano Pacifico a ovest, occupa buona parte della regione che si affaccia alla baia di San Francisco e comprende alcuni grossi centri, tra cui Oakland, Berkeley, San Leandro, San Mateo e Palo Alto, collegati tra loro da tre grandi ponti, il Golden Gate Bridge, il San Francisco-Oakland Bay Bridge e il San Mateo Bridge. È dotata di un porto che è tra i più attivi del Paese e il primo per volume di traffico con l’Asia e l’Oceania.

San Francisco si presenta come una grande metropoli moderna, ricca di punti panoramici e di aspetti pittoreschi. Del più antico insediamento e della città ottocentesca poco resta, dopo il disastroso terremoto del 1906: la chiesa di S. Francesco (1792-1810) e il Ferry Building (1890-1900) con la torre ispirata alla Giralda di Siviglia.

Nella parte sudorientale della Downtown sorge il Civic Center, fra Market Street, Van Ness Avenue e McAllister Street. Nessun’altra città americana ha un centro amministrativo così importante. Il cuore del complesso è la Civic Center Plaza, di forma rettangolare, intorno alla quale sorgono numerosi e importanti edifici. Benché San Francisco non abbia un vero e proprio centro, la Union Square è il luogo che più si avvicina a questa definizione. Qui o nelle vicinanze confluiscono numerose arterie, e qui hanno sede i grandi magazzini (Macy’s, Magnin, Neiman-Marcus, Saks Fifth Avenue) e i maggiori alberghi e teatri. L’angolo sudoccidentale della piazza, all’incrocio di Geary Street e Powell Street, è il luogo più animato di San Francisco. Fra le realizzazioni degli ultimi decenni, degni di menzione sono il Maimonides Health Center, di E. Mendelsohn (1946-50) e la sede del Marin County Governement, di F. L. Wright. Fra i musei, notevoli il M. H. De Young Memorial Museum, con opere europee del XVIII secolo, il Museum of Modern Art, dedicato all’arte contemporanea, l’Asian Art Museum e il Fire Arts Museum.

Sulla Russian Hill, una collina di 90 m con un bel quartiere residenziale, si inerpica Lombard Street, una strada lastricata di mattoni rossi che disegna dieci tornanti tra aiuole di ortensie e giardini, superando un dislivello del 40%.

La Nob Hill, a sud-ovest di Chinatown, è una collina alta più di 100 m dove vivono le famiglie abbienti della città: fin dalla metà del XIX secolo vi si stabilirono banchieri, industriali ed editori, cui seguirono vent’anni dopo i nuovi ricchi, diventati milionari con la costruzione della ferrovia.

Su questa collina si trovano moltissimi sontuosi palazzi, oltre alla Grace Cathedral, costruita nel 1928 in stile gotico.

Il problema delle comunicazioni tra i vari sobborghi sorti sulle colline è stato risolto con la costruzione di una rete di tunnel subacquei, sotterranei e arterie sopraelevate (BARTD).

Il San Francisco-Oakland Bay Bridge collega la città con Oakland e le altre località sul lato orientale della baia. Venne inaugurato nel 1936, sei mesi prima del Golden Gate Bridge; con una lunghezza di 13,3 km è uno dei ponti d’acciaio più lunghi del mondo.

L’ex isola-penitenziario di Alcatraz, situata nella San Francisco Bay di fronte il porticciolo di Marina, è una meta immancabile. Dal 1933 al 1963 questo penitenziario federale è stato il più famoso degli Stati Uniti: neppure i più temuti criminali, come Al Capone, sono riusciti a evadere.

Honolulu: capitale delle Hawaii, situata sulla costa sud-orientale dell’isola di Oahu, Honolulu è una frequentata meta del turismo internazionale, famosa per la mitezza del clima e la bellezza dei paesaggi circostanti. Centro amministrativo, commerciale e produttivo di tutto lo Stato, importante punto di transito aereo tra l’America e l’Estremo Oriente, la città ha una popolazione di ben un milione di abitanti se si considera l’intera area metropolitana (377.000 abitanti nella municipalità di Honolulu).

Si può visitare Honolulu in qualsiasi periodo dell’anno. Il periodo più caldo è tra giugno e ottobre, mentre le precipitazioni si più cospicue si hanno tra dicembre e marzo, ma né le temperature né le piogge toccano livelli disagevoli. La stagione turistica più affollata è quella invernale (da dicembre a febbraio).

Honolulu è balzata agli onori della cronaca prima per l’attacco giapponese al porto di Pearl Harbor, il 7 dicembre 1941, e più recentemente per essere la città natale di Barack Obama, il 44° Presidente degli Stati Uniti d’America.

Honolulu vanta una ricca storia come capitale delle isole hawaiane, ed è oggi popolata da una vivace società multietnica (la cui varietà si rispecchia nell’incredibile scelta di cucine dei suoi ristoranti). Il nucleo storico di Honolulu è la zona intorno al porto, il Downtown, dove sono concentrate le istituzioni politiche, culturali e la maggior parte delle attività commerciali e dei punti di interesse turistico. Lo Iolani Palace era la residenza di Kalakaua nel 1882, ed è l’unico palazzo reale in tutti gli Stati Uniti. Accanto sorge l’Hawaii State Capitol Building, che risale agli anni ’60. Un paio di isolati a nord di trova Bishop Street, l’equivalente per Honolulu di Wall Street. Qui svettano la Aloha Tower, verso il porto, e il First Hawaiian Center, l’edificio più alto delle Hawaii (137 m). Tra il Capitol Building e Bishop Street si trova l’Hawaii State Art Museum, che espone opere realizzate da artisti che hanno vissuto sulle isole da quando le Hawaii diventarono uno stato nel 1959. Un’altra istituzione che si concentra sulla cultura e la storia delle isole è il Bishop Museum, il più grande museo dedicato ai popoli del Pacifico. Per l’arte, vale la pena di citare il Contemporary Museum e soprattutto l’Honolulu Academy of Arts, con collezioni di arte asiatica, europea e del Pacifico di altissimo livello.

Per dare un’occhiata da vicino alla fauna delle isole si possono visitare l’Honolulu Zoo e il Waikiki Aquarium, mentre per ammirare una straordinaria varietà di flora tropicale è d’obbligo una visita al Foster Botanical Garden. E poi ci sono le spiagge: a est si trova Waikiki Beach, forse la più famosa al mondo.

Waikiki, sulla costa sud dell’isola di Oahu, è un quartiere di Honolulu che si estende dall’Ala Wai Canal, a nord-ovest, al vulcano Diamond Head, nella parte orientale. Luogo di ritiro della famiglia reale hawaiana nel XIX secolo, Waikiki Beach è oggi una delle spiagge più famose del mondo e i suoi scorci sono una delle immagini più tipiche delle Hawaii. La lunga striscia sabbiosa è in realtà composta da più spiagge: da ovest a est, Kahanamoku Beach, Fort DeRussy Beach (la più larga, con una barriera corallina al largo buona per lo snorkelling), Royal Manoa Beach (la più frequentata), Kuhio Beach (ideale per i principianti del surf. Qui si trova la statua in bronzo di Duke Kahanamoku, una leggenda del surf), Queens Surf Beach e San Souci Beach.

Dalle spiagge spicca nel panorama il profilo imponente del cono vulcanico del Diamond Head, sulla cui cima (raggiungibile con un trekking poco impegnativo) c’è un punto di osservazione da cui si gode una magnifica vista sulla costa meridionale di Oahu.

Per uno stacco dalla vita da spiaggia, si può fare una visita al Waikiki Aquarium, situato proprio accanto a una barriera corallina vivente, o all’Honolulu Zoo. Waikiki è relativamente compatta e raccolta attorno a tre strade principali, Kalakaua Avenue (dove si trovano la maggior parte dei negozi e ristoranti) , Kuhio Avenue e Ala Wai Boulevard.

Luoghi di interesse

Oltre alle grandi città, sono innumerevoli i luoghi degli USA che meritano una visita.

Tra le attrazioni naturalistiche citiamo il Parco Nazionale di Yellowstone (Wyoming), il primo parco nazionale del mondo e per molti versi il gioiello dei parchi americani; il Grand Canyon, in Arizona, lo spettacolo naturale più famoso degli USA con i suoi 443 km di lunghezza, 16 km di larghezza e 1,6 km di profondità; le Cascate del Niagara con la Canadian Fall (o Horseshoe Fall), alta 49 m, sul lato canadese del fiume, e la American Fall, di 51 m, sul lato statunitense.

Napa Valley: la Napa Valley è riconosciuta da tempo come una delle migliori zone di produzione vitivinicola non solo della California e degli Stati Uniti ma a livello mondiale. Con più di quattrocento etichette e un centinaio di produttori che aprono le porte ai visitatori, la Napa Valley è una meta ideale per un tour a base di degustazioni, piaceri del palato e vita all’aria aperta. Le bellezze naturali, un clima di tipo mediterraneo e la vicinanza San Francisco, Oakland e Sacramento ne ha fatto una delle aree più piacevoli da visitare degli Stati Uniti. Prevedibilmente, l’estate e il primo autunno sono i periodi di affluenza massima. Le uve più coltivate sono Cabernet Sauvignon e Chardonnay, a cui si affiancano varietà come Merlot, Zinfandel, Pinot Noir, Sauvignon Blanc più una produzione limitata di grappoli “nostrani” come Sangiovese, Dolcetto e Barbera. Accanto all’enologia di eccellenza, la gastronomia non è rimasta indietro: nel 2010, i ristoranti della Napa Valley si sono aggiudicati 14 stelle Michelin.

La Napa Valley non è solo vino: tra le colline sgorgano numerose sorgenti geotermiche naturali di cui si può approfittare in moderne spa, si può passare una giornata in uno dei sette campi da golf circondati da vigne e boschi, godersi magnifici itinerari da percorrere a piedi e in bicicletta, oppure passeggiare per le storiche Main Street e i downtown delle accoglienti cittadine.

Da nord a sud, le comunità che compongono la Valley sono: Calistoga, St. Helena, Lake Berryessa, Rutherford, Oakville, Yountville, la città di Napa e American Canyon.

Hawaii: le isole Hawaii sono un arcipelago posizionato al centro dell’Oceano Pacifico nell’angolo nord-orientale della Polinesia. Sono un arcipelago molto isolato, con una distanza di quasi 4000 km dalle coste della California e da Tahiti e oltre 1000 km da alcune isole del gruppo Kiribati.

L’arcipelago è formato da una ventina di isole, con un gruppo principale di otto raccolto nella parte sud-est: Hawaii, Ohahu, Maui, Kauai, Molokai, Lanai, Niihau e Kahoolawe. Le isole sono di origine vulcanica, ma fenomeni di vulcanesimo si riscontrano tuttora solo nell’isola di Hawaii, la più meridionale ed estesa dell’arcipelago, formata dai grandiosi apparati vulcanici del Mauna Kea (4205 m), Mauna Loa (4170 m), Hualalai (2516 m) e Kilauea (1247 m).

Politicamente, le Hawaii sono il cinquantesimo stato degli Stati Uniti d’America. Il centro maggiore dell’arcipelago è la capitale Honolulu, nell’isola di Oahu, scalo aereo e portuale. Gli altri centri di un certo rilievo si trovano tutti sull’isola Hawaii, scaglionati lungo la costa: Hilo, Kailua, Kawaihae, Paauilo, Pohoiki; l’interno ha solo modesti villaggi.

Il motore dell’economia è il turismo, settore in cui le Hawaii hanno da offrire qualcosa a tutti. L’isola di Oahu, la più popolosa e sede della capitale dello stato, Honolulu, è ideale per chi desidera sperimentare l’essenza delle isole mantenendo al tempo stesso la comodità di una grande città. Foreste pluviali e sentieri si trovano a pochi minuti da Waikiki Beach, una delle spiagge più famose al mondo. In inverno, le grandi onde sulla costa nord di Oahu trasformano una zona normalmente sonnolenta nella capitale internazionale del surf.

Coloro che desiderano sperimentare le Hawaii ad un ritmo più lento non hanno che l’imbarazzo della scelta. Molte delle meraviglie naturali sono sparse con eguale generosità tra le isole, dal Waimea Canyon di Kauai, all’Haleakala National Park a Maui con le magnifiche piscine naturali di Oheo Gulch, all’Hawaii Volcanoes National Park sulla “Big Island” di Hawaii. La strada per Hana a Maui è una delle più panoramiche e scenografiche al mondo, una di quelle esperienze da più definita come irrinunciabili almeno una volta nella vita. E ovunque, cascate e foreste pluviali evocano immagini suggestive di come dovevano apparire integralmente le isole prima dell’arrivo della civiltà e del turismo.

Maui: Maui è la seconda isola per superficie dell’arcipelago delle Hawaii, e con una popolazione di circa 144.000 abitanti è la terza dopo le isole di Ohau e Hawaii. Maui è forse la più bella tra le isole dell’arcipelago, con spiagge paradisiache, bellezze naturali mozzafiato e un’atmosfera più rilassata rispetto alla mondanità di Honolulu e Waikiki.

Maui è per gli appassionati di windsurf e surf uno migliori siti al mondo: Hookipa Beach e Paia per la tavola a vela, Maalaea Bay e Honolua Bay per il surf, sono luoghi da leggenda per chi pratica questi sport. Non mancano poi ottime opportunità per sport come lo snorkelling, la canoa e il kayak, il trekking.

La zona più affollata, grazie alle meravigliose spiagge di sabbia bianca bagnate dalle tiepide acque dell’oceano, è la costa occidentale. I centri principali sono Lahaina, Kaanapali e Kihei, dove si trova il grosso delle infrastrutture turistiche dell’isola. Il vero volto di Maui lo si ha però tuffandosi verso l’interno e sulla costa orientale: la Hana Highway, la strada statale che corre lungo la costa nord-orientale tra Kailua e Hana, è considerata l’itinerario in assoluto più spettacolare dell’arcipelago e si snoda tra giungla, boschi nativi e panorami sulla costa; lungo il suo percorso si possono ammirare decine di cascate naturali. L’isola è dominata nella parte sud-orientale dal vulcano Haleakala (“casa del sole”; 3055 m), racchiuso nel Haleakala National Park, meta per straordinarie passeggiate nella natura più incontaminata. Da non perdere l’alba dalla cima del vulcano, un’esperienza letteralmente indimenticabile.

Un’altra attività imperdibile è l’osservazione delle balene, che passano in gran numero nelle acque al largo di Lahaina tra fine novembre e metà maggio, con un picco tra febbraio e marzo. Da Maui si possono raggiungere con una breve navigazione le isole di Lanai (a ovest) e Molokai (a nord-ovest).

 

Il clima è prevalentemente temperato con alcune eccezioni pazzesche. L’Alaska è uno Stato artico, mentre le Hawaii, al centro dell’Oceano Pacifico, e la Florida sono tropicali. La metà occidentale del paese è coperta da pianure e montagne. Le Grandi Pianure sono aride, piatte ed erbose e diventano un deserto arido spostandosi più verso ovest con anche profondi canyon. Come per qualsiasi luogo, se si ha in mente di visitare gli Stati Uniti è meglio conoscere il clima e portarsi un abbigliamento adeguato. Le stagioni possono variare in modo incredibile in alcune regioni, incluse le città del nord e del Midwest. Durante l’inverno città come New York, Chicago, o Boston presentano abbondanti nevicate e temperature rigide. Le estati tuttavia sono calde con alcune giornate molto umide. A volte temperature superiori ai 38 °C coprono tutto il Midwest e le Grandi Pianure. Alcune zone delle pianure settentrionali possono raggiungere temperature pericolosamente fredde (-30 °C) durante l’inverno. A volte le temperature rigide raggiungono zone anche più a sud come il Kansas o addirittura l’ Oklahoma. Le Grandi Pianure e il Midwest sono anche le zone dei tornado dalla tarda primavera fino a inizio autunno. Se avete in programma di visitare una zona in queste aree fate bene attenzione a seguire le previsioni meteo e tenete d’occhio il cielo per nuvole minacciose. In molte zone ci sono delle sirene d’allarme e quando suonano indicano un tornado nelle vicinanze e in sostanza vi dicono di cercare un rifugio. Il clima degli Stati di Sud-est è caldo e umido durante l’estate, mentre l’inverno è generalmente sereno con temperature piacevoli che rendono le attività all’aria aperta molto indicate. L’autunno invece è un’esplosione di colori. Il periodo migliore qui è da ottobre ad aprile, quando il clima è splendido e ci sono meno insetti. In questa regione, specie lungo la costa atlantica, possono esserci gli uragani, in particolare durante l’estate. Pochi di questi colpiscono le regioni interne, ma se vengono annunciati non prendete la cosa alla leggera. Spesso infatti intere aree vengono evacuate. Le Montagne Rocciose sono fredde e nevose e in alcune località cadono 1,200 cm di neve in una singola stagione. Alcune località sciistiche di fama mondiale si trovano in Colorado e nello Utah. Anche durante l’estate può nevicare, tanto che in alcune aree nevica praticamente tutto l’anno. Nella zona intermontana e nel Gran Bacino tra l’Oregon e lo Stato di Washington le temperature spesso scendono a -18 °C d’inverno e salgono a 38 °C durante l’estate. I deserti del sud-ovest sono aridi e torridi con temperature ben oltre i 40 °C anche in città come Las Vegas e Phoenix. Da luglio a settembre sono frequenti i temporali, anche forti, a causa del monsone estivo che sale dal Messico. Gli inverni sono miti e la neve è rara. Clima freddo e umido è comune nella zona nord-occidentale come a Seattle o Portland. La pioggia è più frequente d’inverno e la neve lungo la costa è rara. Nello Stato di Washington la pioggia cade praticamente durante tutto l’anno, mentre nelle altre zone è più frequente dall’autunno alla primavera.

Passaporto. E’ obbligatorio ottenere online un’autorizzazione ESTA (Electronic System for Travel Authorization). Per usufruire di tale programma è necessario viaggiare esclusivamente per affari e/o per turismo, rimanere negli Stati Uniti non più di 90 giorni,e possedere un biglietto di ritorno. In mancanza anche di uno dei suddetti requisiti, è necessario richiedere il visto.

Nessuna.
Consigliabile la patente internazionale, sebbene in alcuni stati accettino anche la patente italiana.

Abitato prima dell’arrivo degli europei da tribù indiane solo in parte sedentarie, il territorio degli attuali Stati Uniti fu raggiunto tra il 1497 e il 1498 da Giovanni Caboto, che scoprì le coste atlantiche dell’America Settentrionale. Pochi anni più tardi, nel 1513, furono gli Spagnoli a raggiungere le coste della Florida. Seguirono ancora i Francesi che, con Giovanni da Verrazzano, tornarono a esplorare nel 1523-24 le coste atlantiche del Nord. I primi insediamenti europei iniziarono a costituirsi nella seconda metà del 16° secolo. Protagonisti della colonizzazione furono gli Spagnoli, i Francesi, gli Olandesi e soprattutto gli Inglesi, i quali nel corso del Sei-Settecento giunsero a controllare gran parte delle regioni della costa orientale emarginando progressivamente le grandi potenze rivali. In questo processo – in cui giocarono un ruolo assai importante i coloni puritani fuggiti dalla madrepatria per sottrarsi alle persecuzioni religiose – rappresentò infine uno snodo decisivo la guerra dei Sette anni (1756-63), che riconobbe alla Gran Bretagna il dominio su gran parte del paese ai danni di Francia e Spagna.

All’indomani della guerra dei Sette anni si aprì un grave contrasto tra i coloni inglesi e la madrepatria, destinato ad approfondirsi in modo irreparabile nel corso del decennio successivo. Originato dall’oppressiva politica fiscale e commerciale della Gran Bretagna, esso diede origine alla Rivoluzione americana e portò nel 1776 alla dichiarazione di indipendenza delle tredici colonie e alla nascita degli Stati Uniti. Questi sviluppi provocarono una guerra con i Britannici che si concluse nel 1783 con il riconoscimento da parte della Gran Bretagna dell’indipendenza e della sovranità degli Stati Uniti, i quali poterono contare durante il conflitto sul sostegno della Francia, della Spagna e delle Province Unite. Organizzata dapprima in senso confederale, vale a dire come una unione di Stati che mantenevano una sostanziale sovranità e autonomia, la nuova entità politica si diede nel 1787 una Costituzione di tipo federale, entrata in vigore nel 1789, rafforzando in tal modo le prerogative del potere centrale a scapito di quelle dei singoli Stati. La nuova Costituzione, tuttora vigente pur con alcuni importanti emendamenti, trovò la sua più ampia giustificazione teorica in un testo classico delle dottrine politiche contemporanee, Il federalista, scritto tra il 1887 e il 1888 da James Madison, Alexander Hamilton e John Jay.

Il nuovo Stato sorto nel 1776 e poi rimodellato dalla Costituzione federale costituiva una straordinaria eccezione rispetto ai modelli dominanti in Europa. Si trattava infatti – anche per effetto della peculiare forma assunta sin dall’origine dalle colonie britanniche in America – di uno Stato privo di gerarchie nobiliari e di ceto, basato sull’idea di una sostanziale eguaglianza dei diritti dei cittadini, sulla libertà politica e religiosa, sulla separazione tra Stato e Chiesa, e su una forte tradizione di autogoverno. Contrastava con questo quadro il permanere dell’istituto della schiavitù, che rimase alla base della struttura economica e sociale degli Stati del Sud, fondata su grandi piantagioni amministrate da una aristocrazia fondiaria di sentimenti conservatori e razzisti. Con l’entrata in vigore della Costituzione, la quale istituiva un sistema politico di tipo presidenziale, fu eletto primo presidente degli Stati Uniti George Washington (1789-97). Gli succedettero al vertice del potere, nel quadro di complesse divisioni politiche, sollecitate anche dagli sviluppi della storia europea nell’epoca della rivoluzione francese e di Napoleone, altre eminenti personalità dell’epoca rivoluzionaria: John Adams (1797-1801), Thomas Jefferson (1801-09) e James Madison (1809-17).

Tra la fine del Settecento e gli anni Sessanta dell’Ottocento gli Stati Uniti andarono incontro a fondamentali trasformazioni. Essi ampliarono innanzitutto il proprio territorio attraverso la graduale colonizzazione delle regioni dell’Ovest, facendo avanzare la frontiera – un vero e proprio mito dell’identità nazionale americana – verso le coste del Pacifico, travolgendo e disintegrando le comunità degli Indiani d’America molto spesso facendo ricorso a drammatiche violenze e a vere e proprie guerre di sterminio. In questa marcia verso le loro attuali dimensioni continentali, gli Stati Uniti liquidarono anche gli ultimi residui della presenza europea con l’acquisto della Louisiana dalla Francia (1803), della Florida dalla Spagna (1810), dell’Alaska dalla Russia (1867). Dopo uno sfortunato conflitto con la Gran Bretagna nel 1812-14, altri importanti territori, quali per esempio il Texas, la California e il Nuovo Messico, furono acquisiti attraverso la guerra contro il Messico del 1845-48. Un’altra caratteristica dello sviluppo statunitense di questi decenni fu la scelta di tenere lontano il paese dagli affari europei e dai conflitti rovinosi che caratterizzavano i rapporti tra le grandi potenze del Vecchio Mondo. Fissata con chiarezza già da Washington, questa strategia isolazionistica divenne nel 1823 una duratura dottrina della politica estera americana con il presidente James Monroe (1817-25), che mise peraltro in guardia le potenze europee da qualsiasi tentazione di ingerenza negli affari americani.

Un altro elemento peculiare dello sviluppo statunitense di questi decenni fu l’avvento, sin dall’epoca del presidente Andrew Jackson (1829-37), e pertanto con grande anticipo rispetto ad analoghi sviluppi europei, di un sistema democratico basato su un forte ampliamento del diritto di voto nel senso del suffragio universale e sul ruolo crescente dei moderni partiti politici. Fu infine fondamentale il crescente contrasto che si venne a creare, sul tema cruciale della schiavitù tra gli Stati prevalentemente industriali, capitalistici e antischiavisti del Nord e gli Stati del Sud fondati sulle grandi piantagioni, aristocratici e prevalentemente schiavisti. In questo quadro gli Stati Uniti si dovettero confrontare con la sfida più grave della propria storia nazionale: con la secessione degli Stati del Sud e con la tremenda guerra civile che ne seguì tra il 1861 e il 1865 (guerra di Secessione), all’epoca della presidenza di Abraham Lincoln (1861-65). Questa fase drammatica della storia statunitense si concluse con la totale disfatta del Sud e la definitiva abolizione della schiavitù (1865). Questo, però, non significò affatto l’emancipazione civile e politica dei Neri, che si realizzò pienamente soltanto un secolo più tardi. Seguì un periodo di ricostruzione, che pose le premesse per lo straordinario sviluppo del paese nei decenni successivi.

Negli ultimi decenni del 19° secolo gli Stati Uniti conobbero un periodo di grandissima espansione economica, nel segno di un processo di industrializzazione che portò il paese alla testa del capitalismo mondiale. Questa crescita eccezionale ebbe molteplici conseguenze: attirò enormi masse di emigrati dall’Europa e dal resto del mondo, trasformando il paese in quel tipico crogiuolo di razze che esso è poi rimasto sino ai nostri giorni; diede un enorme potere economico e sociale alle grandi aristocrazie degli affari e dell’industria; e suscitò a più riprese diverse forme di reazione delle classi medie e popolari. A differenza di quanto avvenne in Europa, negli Stati Uniti non si radicò una forte tradizione socialista. In questa fase furono piuttosto la breve ma significativa esperienza del Partito populista negli anni Novanta del 19° secolo, insieme alla nascita e allo sviluppo di un forte movimento sindacale e poi il progressivismo del presidente Theodore Roosevelt (1901-09) a interpretare la richiesta di un ordine politico maggiormente sensibile alle esigenze dei ceti popolari e della giustizia sociale contro lo strapotere delle oligarchie dominanti. Nel frattempo, e sempre sulla base della loro straordinaria crescita economica, gli Stati Uniti entrarono nell’arena dei grandi conflitti imperialistici e, in seguito a una guerra con la Spagna (1898), si appropriarono di Puerto Rico e delle Filippine, stabilendo una sorta di protettorato su Cuba. Essi rivendicarono anche i propri interessi in Cina.

Il paese abbandonò la sua tradizionale politica isolazionistica negli anni della Prima guerra mondiale (1914-18). Sotto la presidenza del democratico Thomas Woodrow Wilson (1913-21), che in politica interna riprese in parte il programma di Theodore Roosevelt, gli USA dapprima si dichiararono neutrali e poi, nel 1917, entrarono direttamente in guerra, schierando la loro enorme potenza industriale e finanziaria con le potenze dell’Intesa e contro gli Imperi centrali. Terminato il conflitto, il presidente Wilson si fece promotore di un nuovo ordine internazionale fondato sui principi della democrazia e dell’autodeterminazione dei popoli e sulla creazione di una Società delle Nazioni in grado di dirimere, secondo i meccanismi della ‘sicurezza collettiva’, le controversie internazionali. Ma il Congresso e l’opinione pubblica americana preferirono tornare al tradizionale isolazionismo della politica estera statunitense, con il risultato che la Società delle Nazioni, voluta da Wilson, nacque senza la partecipazione degli Stati Uniti.

Dopo Wilson gli Stati Uniti furono guidati da tre presidenti repubblicani: Warren G. Harding (1921-23), Calvin Coolidge (1923-29) e Herber C. Hoover (1929-33). Sotto la presidenza di quest’ultimo, nel 1929 il paese fu investito da una crisi economica e finanziaria di enormi proporzioni, che si estese con effetti disastrosi all’intera Europa. La Grande depressione favorì l’ascesa al potere del democratico Franklin Delano Roosevelt, che fu rieletto presidente per quattro volte, rimanendo alla guida degli Stati Uniti dal 1932 al 1945. Sul piano della politica interna egli avviò, pur tra forti resistenze, il New deal («nuovo patto»), una politica di riforme economiche e sociali che, fondate sull’intervento dello Stato e sul suo ruolo decisivo in quanto regolatore dei processi economici, dovevano portare il paese fuori dalla crisi. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale (1939-45) gli Stati Uniti dichiararono la propria neutralità. Sin dal principio, tuttavia, essi appoggiarono di fatto Gran Bretagna e Francia schierandosi contro Germania, Italia e Giappone. All’indomani del devastante attacco giapponese alla flotta americana di stanza a Pearl Harbor, nel dicembre 1941 il paese entrò in guerra ed ebbe un ruolo di primo piano, insieme all’Unione Sovietica e alla Gran Bretagna, nel contenimento e poi nella sconfitta della Germania nazista. Dopo la capitolazione della Germania, a fronte della continuazione della guerra nel Pacifico da parte del Giappone, gli Stati Uniti – guidati dopo la morte di Roosevelt dal presidente Harry S. Truman (1945-53) – usarono per la prima volta la bomba atomica contro le due città di Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945). Dopo quei devastanti bombardamenti, il conflitto ebbe fine. Ed ebbe inizio una nuova epoca delle relazioni internazionali in cui gli Stati Uniti, abbandonato definitivamente l’isolazionismo, dovevano giocare un ruolo decisivo a livello mondiale.

All’indomani della Seconda guerra mondiale gli Stati Uniti si affermarono come la prima potenza mondiale, insieme all’Unione Sovietica, che però aveva patito immense distruzioni umane e materiali. Attraverso il piano Marshall (1947), essi ebbero un ruolo fondamentale nella ricostruzione dell’Europa occidentale dopo il conflitto e continuarono in seguito a esercitarvi una indiscussa egemonia. Le relazioni con l’URSS, dopo l’alleanza in funzione antinazista durante il conflitto, si fecero immediatamente assai tese, con rilevanti effetti anche sul clima interno, che fu investito da un’ondata di isteria anticomunista (il cosiddetto maccartismo) che raggiunse il culmine nella prima metà degli anni Cinquanta. Ebbe così inizio, a partire dal 1946-47, la cosiddetta età bipolare, età della guerra fredda e di un confronto ininterrotto – seppure costellato da diverse fasi di distensione e di coesistenza – tra le due superpotenze e i loro rispettivi blocchi a Occidente e a Oriente, contrapposti militarmente nella nato e nel Patto di Varsavia. Questo confronto-scontro al tempo stesso ideologico, politico e militare, condotto nel quadro di una spaventosa corsa agli armamenti nucleari, si è protratto sostanzialmente sino al biennio 1989-91, quando l’impero sovietico è entrato in crisi per poi crollare del tutto in modo improvviso e inaspettatamente pacifico. In questa lunga fase, caratterizzata da momenti di gravissima tensione in Europa, nella stessa America Latina (in particolare a Cuba) e nel resto del mondo, gli Stati Uniti si sono trovati coinvolti in diversi conflitti, tra i quali vanno ricordati la guerra di Corea (1950-53) e la guerra del Vietnam (1964-75), risoltasi in una vera e propria disfatta per il paese. Sul piano interno si sono alternati alla presidenza leader democratici e repubblicani: tra i primi, Harry Truman (1945-53), John F. Kennedy (1961-63), Lyndon B. Johnson (1963-69), Jimmy Carter (1977-81); tra i secondi, Dwight D. Eisenhower (1953-61), Richard Nixon (1969-74), Gerald R. Ford (1974-77), Ronald Reagan (1981-89) e George Bush (1989-93). Durante la presidenza di Bush, salito al potere dopo Reagan, che era stato fautore di una politica economica rigorosamente liberista e di una nuova offensiva ideologica, politica e anche militare contro l’Unione Sovietica, è giunta a compimento la disintegrazione dell’impero sovietico. Gli Stati Uniti hanno allora acquisito una posizione di primato incontrastato nel campo politico mondiale. Ha quindi avuto inizio una nuova e complessa epoca della loro storia.

Gli Stati Uniti sono stati governati nell’ultimo quindicennio da un presidente democratico, Bill Clinton (1992-2000), e da un presidente repubblicano, George W. Bush (insediatosi nel 2001), figlio del precedente presidente Bush. Ormai senza rivali, essi hanno esercitato un ruolo di primo piano nel sistema delle relazioni internazionali, ma in un contesto di crescente disordine mondiale e di una diffusa e, per certi aspetti, incontrollabile conflittualità, soprattutto nei Balcani, in svariate regioni dell’ex impero sovietico e in Medio Oriente. I terribili attentati terroristici dell’11 settembre 2001, che, attuati da gruppi estremistici del fondamentalismo islamico, hanno colpito il World Trade Center a New York e il Pentagono a Washington, hanno posto una sfida assai grave alla ‘superpotenza solitaria’. La risposta americana a questa sfida, che il terrorismo di matrice islamica ha mantenuto ben viva negli anni successivi con nuovi attentati anche in Europa (a Madrid nel 2004 e a Londra nel 2005), ha inaugurato – dapprima con una guerra in Afghanistan (2001) e poi con una guerra contro l’Iraq (2003) – una fase di profonda instabilità nelle relazioni internazionali, dando anche origine, nel biennio 2003-04, a una grave e inedita crisi nelle relazioni tra gli Stati Uniti e alcuni dei maggiori paesi europei, come la Francia e la Germania.

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