Città principali
Belgrado: è la capitale della Serbia, con circa 1.700.000 abitanti. Ѐ una delle città più antiche d’Europa e da tempo è un importante nodo di trasporti, intersezione delle vie di comunicazione dell’Europa orientale e occidentale. La città è situata su due fiumi internazionali, alla confluenza del Sava nel Danubio ed è circondata dalle acque fluviali su tre lati. Proprio per questa sua posizione è stata giustamente chiamata “il cancello dei Balcani” e “la porta d’Europa”.
Da visitare:
La fortezza di Belgrado
La Fortezza venne costruita gradualmente dal I al XVIII secolo.
Dal castrum romano, attraverso il castello bizantino e i resti della capitale medievale serba fino alla fortificazione militare dell’impero austriaco e turco.
Il complesso comprende la fortezza, divisa in Città Alta (Porta del Despota, Torre dell’orologio, Pozzo romano, Statua del vincitore), Città Bassa (Torre Nebojša, Bagno turco, Porta del Carlo VI) ed il parco Kalemegdan, dove sono stati eretti numerosi busti dei celebri personaggi della nostra storia, scienza e cultura.
Skadarlija
È una zona del centro storico di Belgrado, fa parte della municipalità di Stari Grad ed è considerata il quartiere bohémien della capitale serba, paragonata a Montmartre di Parigi per il suo aspetto e per l’atmosfera calda ed accogliente.
È formata da una strada acciottolata (Skadarska ulica) di circa mezzo chilometro e da alcuni vicoli laterali.
Il suo carattere bohémien iniziò nel 1901, quando fu demolito il rinomato ristorante “Dardanelli”.
Il “Dardanelli” sorgeva nell’attuale Piazza della Repubblica (Trg Republike), a pochi metri da Skadarlija, ed era meta di scrittori, attori e intellettuali: la sua scomparsa determinò l’esodo degli artisti suoi ospiti nelle numerose taverne e nei caffè di Skadarlija.
Tempio di San Sava
Secondo la leggenda, su ordine di Sinan Pascià, nel 1594 fu esumato dal monastero Mileševa il corpo di San Sava, il 1° Arcivescovo serbo, bruciato proprio nel luogo in cui oggi sorge il tempio.
I lavori di costruzione iniziarono nel 1935 su progetto degli architetti Bogdan Nestorović e Aleksandar Derok.
La costruzione del tempio fu interrotta della II guerra mondiale e dal bombardamento di Belgrado.
Solo nel 1985 furono ripresi i lavori di costruzione.
L’altezza dal pavimento alla cima della cupola del tempio è di 65 m e l’altezza fino la croce sopra la cupola è di 79 m.
Il tempio ha 3 gallerie che possono ospitare 700 coristi e una galleria con vista panoramica.
Al pianoterra e nelle gallerie il tempio può contenere sino a 10.000 fedeli.
Palazzo Reale
Il Palazzo Reale a Dedinje fu costruito nel periodo dal 1924 al 1929 dal Re Aleksandar I, come residenza ufficiale della coppia reale.
Il progetto fu commissionato all’architetto Živojin Nikolić ed all’accademico Nikolai Krasnov dell’Accademia Reale.
Oggi il Palazzo è la casa del principe Aleksandar II e della sua famiglia.
È una villa grande ed imponente di pietra bianca costruita in stile serbo-bizantino.
Intorno all’edificio sono costruite delle pergole, dei terrazzi che poggiano sul parco, delle piscine, un padiglione e un terrazzo da concerti.
Dal Palazzo situato sulla cresta di un monte si gode una splendida vista su Dedinje, sul bosco di Košutnjak, su Topčider ed Avala.
Palazzo del Parlamento
Nel 1907 iniziò la costruzione del palazzo e il Re Pietro I mise la prima pietra.
Durante la Prima guerra mondiale l’architetto Ilkić morì in un campo di concentramento, a Neusiedl, ed i piani del progetto furono persi.
Il figlio, Pavle, fece un nuovo progetto sulla base della costruzione esistente e nella fase finale della costruzione fu aiutato da Nikolaj Krasnov, che disegnò l’arredo degli interni. Il palazzo fu terminato nel 1936.
Davanti all’ingresso principale nel 1939 fu collocato un gruppo di sculture monumentali Igrali se konji vrani (Giocavano i cavalli morelli), l’opera del famoso scultore Toma Rosandić.
Luoghi di interesse
Novi Sad: capitale della Vojvodina, è la Atene serba del XIX secolo. Ad appena 17 km a nord di Belgrado è un’affascinante città che conserva vestigia della dominazione austro-ungarica. Sulle sponde del Danubio si erge la fortezza di Petrovaradin. Questo splendido monumento ospita ogni anno il famoso festival musicale serbo Exit.
Niš: città dove risiedevano gli imperatori bizantini Giustiniano e Costantino.
Monastero di Studenica: splendido esempio di arte medievale, è inserito nel Patrimonio culturale dell’UNESCO. Nella parte meridionale della Serbia si trovano alcuni dei monasteri più belli del paese. Il monastero di Studenica fu il primo a essere costruito ed è considerato il più bello, non solo per l’aspetto esteriore ma anche perché le pareti interne sono decorate con affreschi.
Lepenski Vir: costituisce una rara testimonianza delle culture europee primitive: il paleolitico, il mesolitico e il neolitico. Parco Nazionale di Fruška Gora: definito anche “la gemma della Serbia”, offre una flora e una fauna diversificate, che puoi osservare percorrendo i vari sentieri escursionistici. Lungo il cammino ci sono diversi monasteri dove fermarsi.
Banja Koviljača: questa cittadina termale della Serbia occidentale ha diverse sorgenti sulfuree e ricche di minerali ferrosi. Visita uno dei centri termali e prova i poteri curativi delle sue acque.
Ada Ciganlija: è un’isola del fiume Sava, trasformata in penisola, che sorge all’interno della città di Belgrado.
Il lago artificiale (il “Savsko Jezero”), creato chiudendo il braccio meridionale del fiume, e le spiagge lungo le sue rive sono una meta tra le più importanti per il riposo e il divertimento dei cittadini che chiamano l’isola il mare di Belgrado.
Il clima è di tipo continentale moderato, caratterizzato da inverni freddi e secchi e da una stagione estiva calda e umida. La temperatura media registrata nella capitale varia da 1,7 °C nel mese di gennaio a 23 °C nel mese di luglio.
Passaporto o carta d’identità valida per l’espatrio in corso di validità. Visto non necessario per soggiorni turistici per un periodo che non ecceda i 90 giorni. Per periodi di soggiorno eccedenti i 90 giorni, è necessario richiedere un permesso di residenza temporaneo. Tutti gli stranieri hanno l’obbligo di registrarsi presso l’ufficio di polizia entro 24 ore dall’arrivo; viene talvolta effettuata una verifica della predetta registrazione al momento dell’uscita dal Paese. Nel caso in cui si pernotti in albergo, la registrazione viene effettuata automaticamente; se si è invece ospiti di privati è necessario recarsi all’Ufficio di Polizia di quartiere con il proprietario di casa. Si segnala, inoltre, che i cittadini italiani che transitano sul territorio del Kosovo, dal momento che la Serbia non lo riconosce come Stato, potrebbero incontrare difficoltà ad entrare nel territorio della Repubblica di Serbia con un documento (passaporto) che rechi un timbro della Repubblica del Kosovo.
Riconosciuta la patente italiana. La “Carta Verde” è riconosciuta in tutto il territorio. Si ricorda a chi guida all’estero un’auto non propria che è consigliabile avere una delega a condurre del proprietario con firma autenticata.
Popolazione slava, i serbi apparvero nei Balcani fra 6° e 7° sec., spinti e dominati dagli avari. La Serbia, erede e continuatrice della Rascia, emerse nel 12° sec., quando il piccolo Stato di Stefano di Nemanja (1151-95) si espanse e si affiancò a Venezia contro Bisanzio. Dopo un periodo di crisi per le frequenti lotte dinastiche, Stefano Dušan (1331-55) pose le fondamenta della Grande Serbia; unto e incoronato «imperatore dei serbi e dei greci» (1346), conquistò l’Epiro e la Tessaglia. Nel 1389, nella battaglia di Kosovo Polje i turchi sconfissero i serbi, che persero la loro autonomia nel 1459. Da allora sino alla formazione del principato di Serbia (1830), il Paese rimase soggetto ai turchi. Tuttavia la società serba conservò la propria individualità nazionale, la religione ortodossa e, insieme, una struttura arcaica con persistenti sopravvivenze dell’antico ordinamento tribale. La ricostruzione poi del patriarcato serbo di Peć (Kosovo, 1557) a opera del Gran vizir Mohammed Soqolli (in serbo Sokolović) ebbe un profondo significato di conservazione nazionale. Dai primi dell’Ottocento i serbi si ribellarono all’autorità del sultano, sotto la guida alterna delle famiglie dei Karajeorjević e degli Obrenović. Nel 1830 il Paese ottenne una certa autonomia all’interno dell’impero ottomano, e nel 1878 sotto Milan Obrenović divenne del tutto indipendente, acquistando una crescente potenza nella regione tra Ottocento e Novecento. Dopo le guerre balcaniche del 1912-13 (che consentirono alla Serbia di annettere il Kosovo e buona parte della Macedonia e del Sangiaccato), la Prima guerra mondiale creò le condizioni favorevoli alla nascita (1918) del regno dei serbi, dei croati e degli sloveni che, sotto la dinastia Karajeorjević, nel 1929 assunse il nome di regno di Iugoslavia. Questo fu però dissolto, durante la Seconda guerra mondiale, dall’invasione italo-tedesca (1941), che insediò in Serbia un governo collaborazionista. In questo quadro si sviluppò il movimento di resistenza comunista, guidato da Tito. Dopo aver cacciato i nazisti (fine del 1944) e aver vinto le elezioni (1945), i comunisti andarono al potere e trasformarono il regno in una Repubblica federale socialista, di cui la Serbia divenne membro. Nella nuova Iugoslavia federale, la Serbia fu l’unica repubblica a comprendere nel suo territorio due regioni dotate di ampia autonomia, il Kosovo e la Vojvodina. La ripartizione amministrativa della Federazione iugoslava aveva inoltre lasciato al di fuori della Repubblica serba gran parte della popolazione serba, in particolare, nelle Repubbliche di Croazia e di Bosnia. Dopo la morte di Tito (1980), iniziarono a emergere crescenti tensioni che esplosero all’inizio degli anni Novanta quando le mire egemoniche di S. Milošević (dal 1986 segretario generale del Partito comunista serbo e dal 1989 presidente della Repubblica) entrarono in collisione con le spinte indipendentiste delle altre regioni della Iugoslavia. La guerra ebbe inizio nel 1992 in seguito alla proclamazione d’indipendenza della Slovenia e della Croazia, quasi subito riconosciuta dalla comunità internazionale. Dopo che anche la Macedonia si dichiarò indipendente, l’epicentro del conflitto si spostò nella Bosnia ed Erzegovina. La guerra in Bosnia, segnata da terribili violenze, si concluse nel 1995 con gli Accordi di Dayton, in base ai quali la Bosnia ed Erzegovina fu divisa in due parti: una federazione musulmano-croata e una Repubblica serba. Nel 1998-99 si aprì una nuova crisi nel Kosovo, regione autonoma popolata in maggioranza da albanesi e percorsa da forti spinte separatistiche, che divenne oggetto di una politica di sistematica repressione da parte di Milošević. Questo provocò infine l’intervento militare della NATO e una serie di pesanti bombardamenti aerei tra il marzo e il giugno del 1999, che si conclusero con la sconfitta della Serbia e il riconoscimento dell’autonomia della regione del Kosovo, posta sotto l’amministrazione dell’ONU. La sconfitta militare favorì la caduta di Milošević e la vittoria delle opposizioni democratiche alle elezioni del 2000. Gli accordi del marzo 2002 segnarono la fine della Iugoslavia e il ritorno a uno Stato serbo indipendente dopo più di 80 anni. Nel 2003 la Repubblica federale di Iugoslavia assunse ufficialmente il nome di Unione di Serbia e Montenegro, ma nel 2006 un referendum sancì il distacco del Montenegro dalla Serbia, che venne così a configurarsi come un’entità statale a sé. Presidente della Repubblica fu eletto nel 2004 (e di nuovo nel 2008) B. Tadić. Nel febbraio 2008 la Serbia tentò inutilmente di opporsi alla proclamazione unilaterale di indipendenza da parte del Kosovo. Il riconoscimento dei crimini di guerra commessi nei conflitti successivi alla dissoluzione della Iugoslavia è richiesto dall’Unione Europea, cui nel 2009 la Serbia ha presentato domanda di adesione.
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