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Sarajevo: capitale, era una città dal fascino orientale, ricca di moschee, minareti, mercati e pittoreschi bazar, su cui si innestavano i palazzi asburgici e i grandi ponti sulla Miljacka. Tale appariva fino al 1914, quando il mondo intero puntò lo sguardo su di lei, con l’uccisione dell’arciduca d’Austria, scintilla da cui scoppiò la prima guerra mondiale. E non molto diversa doveva apparire la città nel 1984, quando la Bosnia fu scelta come nazione ospitante delle Olimpiadi invernali e la sua capitale si mostrò agli occhi del mondo come città simbolo di un nuovo spirito di tolleranza e di coesistenza pacifica in una regione, come quella dei Balcani, da sempre tormentata da contrasti interetnici. Oggi Sarajevo è una città in cui, sebbene i segni della guerra siano ancora evidenti, la vita è tornata a fluire con grande energia, soprattutto nei suoi caffè e locali.
Travnik: a nord-ovest di Sarajevo, fu capitale della Bosnia durante la dominazione turca. La guerra, che infuriò sulle alture circostanti, ha lasciato la cittadina quasi intatta. Si possono ammirare e visitare il castello medievale, la moschea (che si dice custodisca alcuni peli della barba di Maometto), il teatro e i bagni romani.
Jaice: cittadina medievale a una quarantina di chilometri a nord-ovest di Travnik; cinta di mura, ha pittoresche stradine acciottolate su cui si affacciano antiche case. Qui, nel 1943, il Consiglio antifascista per la liberazione della Iugoslavia, guidato da Tito, pose le basi per la nascita della futura Repubblica Federativa Socialista Iugoslava.
Banja Luka: conosciuta oggi come capitale della Repubblica Serba. Il più bel monumento della città, la moschea Ferdahija Dzamija (XVI secolo), è stato fatto saltare dalle truppe serbe nel 1993, insieme alle quindici moschee e alle cinque chiese cattoliche della città. Non c’è molto da vedere se non la vita locale che scorre.
Mostar: principale centro urbano dell’Erzegovina, a metà strada tra Sarajevo e la croata Dubrovnik, fu fondata dai turchi nel XV secolo. L’antico quartiere di Kujundziluk, con le sue vie strette, il pittoresco mercato, il bazar, i minareti e il cinquecentesco ponte sulla Neretva, richiamava un tempo folle di turisti dalle vicine località della costa, desiderosi d’introdursi nell’universo islamico. Nel maggio del 1993 le truppe croate cinsero d’assedio il quartiere musulmano della città, ripetendo lo stesso tremendo rituale già sperimentato dai serbi nell’assedio di Sarajevo: nei dieci mesi d’assedio migliaia di musulmani furono allontanati dalle loro case, centinaia furono uccisi, le antiche moschee della città furono ridotte in macerie e perfino il magnifico ponte turco sulla Neretva fu fatto saltare dall’artiglieria croata. Oggi Mostar continua a essere nettamente divisa in due settori, croato e musulmano.
Medugorje: a sud-ovest di Sarajevo si trova il minuscolo villaggio di Medugorje, salito improvvisamente alle cronache il 24 giugno 1981 a seguito, secondo quanto sostenuto da alcuni, dell’apparizione della Madonna con bambino ad alcuni ragazzini del luogo. Da allora il villaggio sconosciuto è diventato uno dei centri mondiali del turismo religioso e per anni ha accolto migliaia di pellegrini provenienti da tutto il mondo. La guerra ha ridotto, ma non interrotto, l’afflusso di fedeli.
Il villaggio di Blagaj, poco fuori Mostar, custodisce il meraviglioso monastero dei dervisci (tekija) che risale al XVI secolo.
Cascate di Kravice: tra gli elementi naturalistici più affascinanti della regione, spiccano le spumeggianti cascate di Kravice, a circa 40 km da Mostar. Le acque del fiume Trebižat si ramificano, cadendo da pareti di tufo ad un’altezza di 30 metri, e formano un anfiteatro naturale largo 150 metri, allestendo uno spettacolo che ricorda, seppure in dimensioni ridotte, quello delle imponenti cascate del Niagara.
Nacionalni park Sutjeska: è il primo parco naturale in Bosna-Erzegovina. Il nome deriva dal fiume Sutjeska che passa proprio in mezzo al parco. Oltre il valore naturale, il posto significa tanto per il suo passato. Era un rifugio per i partigiani, un nascondiglio ed è conosciuto anche per la battaglia di Sjuteska. La Valle degli eroi testimonia silenziosamente il passato di questo posto.
Blagaj: è un villaggio (kasaba) situato nella regione sud-orientale del bacino di Mostar, nel cantone dell’Erzegovina-Narenta. Sorge sul lato della pianura di Bišće, ed è una delle più importanti strutture urbane e rurale della Bosnia ed Erzegovina, distinguendosi per il suo aspetto urbano. Blagaj prende probabilmente il nome dal clima che la contraddistingue, dato che “blaga” in lingua bosniaca significa “mite”. Blagaj è situata alla sorgente del fiume Buna, e contiene un tekke storico (tekija o monastero derviscio). Il Blagaj Tekija fu costruito attorno al 1520, con elementi di architettura ottomana e stile mediterraneo ed è considerato un monumento nazionale.
La sorgente del Buna (Vrelo Bune) è una sorgente carsica. Il fiume scorre verso ovest per circa 9 chilometri prima di unirsi al Narenta nei pressi del villaggio di Buna.
Tunnel di Sarajevo: durante l’assedio di Sarajevo, nella guerra di Bosnia Erzegovina (1992–1995), fu costruito dagli assediati bosniaci il tunnel di Sarajevo, con lo scopo di collegare la città di Sarajevo, che era stata interamente isolata dalle forze serbe, con l’area neutrale dell’aeroporto istituita dalle Nazioni Unite. A partire dal gennaio 1993, fu scavato il tunnel di Sarajevo da parte di volontari bosniaci che lavoravano a turni di 8 ore. La galleria fu completata a metà del 1993, il che permise alle riserve alimentari e agli aiuti umanitari di raggiungere la città, e alla popolazione di fuggire. Il tunnel fu una delle principali vie per oltrepassare l’embargo internazionale di armi e per fornire ai combattenti nella città le armi necessarie. In effetti, si è spesso detto che il tunnel abbia salvato Sarajevo. Il tunnel era alto e largo 1,5 metri, e si estendeva per circa 800 metri di lunghezza. La galleria fu utilizzata per trasportare anche l’ex presidente bosniaco Alija Izetbegović sulla sua sedia a rotelle. I 20 metri del tunnel che sono stati conservati fino ad oggi sono parte di un museo, aperto ai visitatori.
Baščaršija: area della città di Sarajevo, costruita nel XV secolo e originariamente adibita alla funzione di mercato. Quando Isa-Beg Isaković decise la costruzione del sangiaccato che sarebbe poi diventato Sarajevo, fece edificare sulla riva destra del fiume Miljacka il caravanserraglio, che si sviluppò successivamente in un’area commerciale (già nel 1462). Quell’area fu denominata “baş çarşı“, che in lingua turca ha il significato di “mercato principale” (il nome è stato poi slavizzato in baščaršija). La zona fu significativamente ampliata da Gazi-Husrev Beg, che fece costruire una moschea che ancora oggi porta il suo nome, una scuola islamica, un bagno turco, la Torre dell’Orologio e altri servizi. Tra il 1884 e il 1889, fu costruita anche una cattedralecristiana, a testimonianza della contemporanea presenza di musulmani e cristiani nella città. Nel XIX secolo un vasto incendio ha gravemente danneggiato l’area, che da quel momento in avanti ha conservato una dimensione pari circa alla metà di quella originale. In tempi moderni, la zona ha conservato la funzione di mercato, diventando anche un punto turistico della città.
Parco Naturale “Hutovo Blato”: si trova nella parte sud occidentale della Bosnia Erzegovina, a 30 km dalla città di Mostar e vicino al confine croato. Si estende su un’area di circa 7400 ettari a rappresenta una delle più ricche riserve di zone umide in Europa. L’area regionale protetta fu fondata nel 1995. Ogni inverno oltre 200 specie di uccelli trovano rifugio all’interno di questa natura incontaminata. I visitatori possono godersi il riposo, le attività ricreative nella natura, le escursioni in bici e i foto safari. È stato approntato un percorso educativo che fornisce informazioni per aumentare la coscienza ambientale e la necessità di preservare l’eredità naturale del Parco Naturale “Hutovo Blato”.
Kraljeva Sutjeska:(in lingua italiana: Valle dei re) è una località del comune di Kakanj, nella Bosnia ed Erzegovina, facente parte, a livello amministrativo, del cantone di Zenica-Doboj. Il villaggio è situato a 12 km da Kakanj, nella Bosnia centrale. Il centro del paese si trova in una valle attraversata dal fiume Trstionica.
In epoca medievale, assieme alla cittadella fortificata di Bobovac, Kraljeva Sutjeska fu la sede ufficiale – nonché il luogo di sepoltura – di vari sovrani Kotromanić del Regno di Bosnia (1377-1463) come Tvrtko I, Tvrtko II e Stjepan Tomaš.
Tra gli edifici storici ivi situati sono presenti anche il monastero francescano di Kraljeva Sutjeska del XIV secolo (la cui biblioteca contiene 11 000 volumi tra cui 31 incunaboli e alcune opere redatte in cirillico bosniaco) e una moschea intitolata a Maometto II, del XIV secolo, asserita essere la più antica della Bosnia ed Erzegovina.
Skakavac: è una cascata che si trova a 12 km da Sarajevo. La sua altezza è di circa 98 m. E’ una delle cascate più grandi e più attraenti in Bosnia-Erzegovina. La cascata è alta 98 metri e collocata in un paesaggio di eccezionale bellezza. I dintorni sono una delle zone più eterogenee della regione dominata da abete rosso e faggi sui pendii più pronunciati.
Il clima nell’area di Sarajevo e zone limitrofe è di tipo continentale. Ad inverni molto rigidi e nevosi con temperature che raggiungono i –15°, si alternano estati calde con punte di 35° nella capitale fino a 40° in altre aree (soprattutto in Erzegovina). Le stagioni intermedie sono piovose, con temperature instabili ed una sensibile escursione termica. La zona sud-occidentale (Mostar e Erzegovina meridionale) è invece caratterizzata da un clima mediterraneo.
Passaporto o carta d’identità valida per l’espatrio in corso di validità. La data di scadenza dei documenti non deve eccedere il periodo previsto di soggiorno in Bosnia. Si fa presente che sono state segnalate sia difficoltà nel riconoscimento delle carte d’identità cartacee rinnovate con timbro, sia respingimenti per i possessori di carte d’identità elettroniche rinnovate con un certificato rilasciato dal Comune. Si consiglia, pertanto, di sostituire le carte d’identità scadute con nuovi documenti. Visto d’ingresso non richiesto per soggiorni di 90 giorni massimo in 6 mesi.
I primi insediamenti in Bosnia risalgono al Neolitico, a seguito della cacciata di alcune tribù da parte delle tribù indo europee (gli illirici). Nel quarto e nel quinto secolo avanti Cristo arrivò un’ondata di celti. In alcune aree i celti si integrarono con gli illirici, mentre in altri posti li cacciarono. I romani invasero la Bosnia nel 9 a.C., fatto che introdusse molte persone di lingua latina a stabilirsi nella regione e ad una diffusione del cristianesimo. Nel sesto secolo d.C. l’imperatore Giustiniano riconquistò l’area per l’Impero Bizantino. Nello stesso secolo gli slavi e gli avari eurasiatici invasero la parte orientale dell’impero romano e si stabilirono in Bosnia-Herzegovina. Nel nono e nel decimo secolo d.C. i regni di Serbia e Croazia si spartirono il controllo della Bosnia-Herzegovina. Negli anni seguenti la Bosnia-Herzegovina dette origine ad una grande disputa tra il regno di Ungheria e l’impero bizantino. Nel dodicesimo secolo, a seguito di un disordine politico, la Bosnia divenne uno stato indipendente. Dal 1254 fino al quattordicesimo secolo la Bosnia fu teatro di continui scontri per il potere tra le famiglie Subic e Kotromanic. Nel 1463, la Bosnia cadde ufficialmente e fu seguita dall’Herzegovina nel 1482. Gli ottomani governarono il paese dal 1463 in avanti, ed introdussero molte riforme socio-politiche. Dopo quattro secoli, il dominio degli ottomani sulla Bosnia cessò. Ciò fu il risultato di agitazioni dei contadini nel diciannovesimo secolo, che portarono ad un’insurrezione popolare nel 1875 che vide coinvolti altri stati dei Balcani. La rivolta costrinse gli ottomani a lasciare il controllo del paese ad Austria-Ungheria nel 1878. La Bosnia fu sotto il controllo dell’Austria-Ungheria fino al 1918. Durante la prima guerra mondiale, l’arciduca Franz Ferdinand, erede al trono austroungarico, fu assassinato a Sarajevo. La fine della guerra vide la Bosnia incorporata al regno sud slavo di Serbia, Croazia e Slovenia, che in seguito divenne la Jugoslavia. Durante la seconda guerra mondiale i nazisti invasero la Jugoslavia. La Bosnia fu ceduta alla Croazia, un governo fantoccio per i nazisti, che perseguitarono gli ebrei che vivevano nel paese. Nel 1943, il Consiglio di Liberazione Nazionale Antifascista della Jugoslavia tenne una conferenza che ristabilì la repubblica di Bosnia-Herzegovina, all’interno della Federazione Jugoslava nei suoi confini ottomani. La Bosnia-Herzegovina fu dichiarata indipendente nel 1991. Nel 1992 la Jugoslavia tenne un referendum per l’indipendenza, che fu boicottato dai serbi della Bosnia-Herzegovina. Una forza di protezione delle Nazione Unite fu schierata nella regione nel 1992, dal momento che la Serbia insieme ad i serbi della Bosnia lanciò un assalto armato contro croati e bosniaci. Ci furono moltissimi morti in questi due anni. Nel 1993, Lord Owen introdusse un accordo di pace che divideva la Bosnia-Herzegovina in 3 aree etniche. Ma questo accordo non fece che portare ad ulteriori conflitti tra bosniaci e croati per il loro territorio. Nel marzo del 1994 le opposte fazioni firmarono un accordo, che ridusse il numero dei belligeranti da tre a due. Il massacro ebbe termine finalmente nel 1995 con l’accordo di Daytona. I presidenti di Bosnia-Herzegovina, Croazia e Serbia firmarono l’accordo, che portò la pace nella regione. L’armistizio sanzionò anche la divisione tra i gruppi mussulmani e croati della regione.
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