Saint Martin è un’isola di 87 km² dei Caraibi nord-orientali, politicamente divisa dal 1648 tra Francia e Paesi Bassi. La parte settentrionale (53 km²) è oggi denominata Collettività di Saint-Martin ed è una collettività d’oltremare dipendente della Francia; la sezione meridionale (34 km²), nota come Sint Maarten, faceva parte delle Antille Olandesi fino alla dissoluzione del 2010, ed è diventata uno stato autonomo del Regno dei Paesi Bassi. Saint Martin è l’isola abitata più piccola del mondo ad essere divisa fra due stati diversi e tra di essi non esistono confini. Ciò che colpisce il visitatore è soprattutto la varietà paesaggistica, con foreste tropicali che lasciano spazio a scenari vulcanici, spiagge idilliache con acque limpide e pacifiche. Le due parti mantengono due caratteri distinti: filoeuropea e legata alle tradizioni della madrepatria Saint-Martin, immersa nelle atmosfere e nelle tradizioni caraibiche la parte olandese. E insieme, Saint-Martin e Sint Maarten formano un’isola dove l’insieme è più della somma delle sue parti.
Marigot è la capitale del lato francese, mentre Philipsburg è quella della parte olandese. Marigot è meno affollata della sua controparte, ha un piccolo centro storico con un porticciolo, i migliori negozi duty-free dei Caraibi orientali e buoni ristoranti francesi (anche se i migliori locali sono forse quelli di Grand Case, una piccola località balneare soprannominata la ‘capitale gastronomica di Saint Martin). Non mancano un paio di importanti attrattive turistiche: i resti di Fort Louis (1789), da cui si gode di un bel panorama e il Saint Martin Archaeological Museum. Philipsburg è più animata, commerciale ma meno pittoresca: è qui che attracca la maggior parte delle navi da crociera dirette all’isola. La città è nota anche per l’aeroporto Principessa Juliana, dove gli aerei si avvicinano in maniera estremamente bassa sorvolando la famosa Maho Beach.
Le spiagge più belle della parte francese sono quelle di Orient Beach, con una magnifica spiaggia di sabbia bianca lambita da acque turchesi, Oyster Pond e Dawn Beach, sulla costa orientale a cavallo del confine, quelle di Îlet Pinel, un isolotto situato un chilometro al largo della costa di French Cul-de-Sac. Nella parte olandese, Sint Maarten, Mullet Bay Beach è il tipico paradiso caraibico da cartolina. Da non perdere Maho Beach, tra le più grandi, dove gli aerei in arrivo sorvolano i bagnanti a pochi metri di altezza. Cupecoy Bay è la spiaggia ideale per coloro che amano i luoghi tranquilli ma non totalmente isolati. Alle spalle del suo litorale vi sono delle basse scogliere di pietra arenaria erose che creano una serie di calette naturali semi-isolate.
Il clima di Sint Maarten è caldo e soleggiato tutto l’anno: la temperatura media passa dai 25 gradi del periodo gennaio-marzo ai 28 del periodo giugno-settembre. La temperatura notturna non scende quasi mai sotto i 20 gradi, mentre qualche volta può toccare di giorno i 35/37 gradi, da giugno a novembre. Nei mesi più caldi si avverte un po’ di afa, anche se le brezze fanno il loro dovere temperando un po’ il caldo. Le piogge non sono mediamente abbondanti, dal momento che il totale annuo ammonta a circa 1.000 millimetri; febbraio e marzo sono i mesi in cui mediamente piove di meno (circa 40/45 millimetri al mese), mentre il periodo più piovoso va da agosto a novembre. Comunque, le piogge si presentano sotto forma di rovescio o temporale e non ostacolano più di tanto il sole, che è presente tutto l’anno. Nel periodo giugno-novembre (ma soprattutto agosto-ottobre) possono colpire l’isola di Sint Maarten come in genere i Caraibi, le depressioni tropicali e gli uragani.
Passaporto in corso di validità. Per i cittadini italiani non è richiesto il visto d’ingresso. E’ necessario essere in possesso del biglietto di andata e ritorno. La durata del soggiorno prevede 90 giorni, trascorsi i quali occorre recarsi all’ “Immigration Office” del Paese affinché venga apposto un timbro di proroga per il soggiorno.
Nessuna vaccinazione obbligatoria. Presente il rischio per il virus dengue, trasmesso da punture di zanzara, per cui si raccomandano le misure preventive del caso.
A causa delle sue numerose pozze di sale, gli amerindi denominarono l’Isola di Sint Maarten ‘Soualiga’ che significa ‘Terra del Sale’. Secondo la leggenda, Colombo ‘scoprì’ l’isola nel novembre del 1493 e le diede questo nome in onore del vescovo St-Martin di Tours. Tuttavia, alcuni storici ritengono che l’isola sulla quale Colombo si imbatté quel giorno era Nevis, che si trova più a sud, e che egli in realtà non avvistò neppure Sint Maarten. In ogni caso, solo nel 1631 avvennero i primi tentativi di colonizzazione, con gli olandesi che si insediarono a Little Bay e i francesi nella zona di Orleans. Nel 1633 gli spagnoli (che rivendicavano il possesso dell’isola pur non avendola colonizzata) occuparono l’isola, deportandone tutti i 128 abitanti. Gli invasori rinforzarono il forte che gli olandesi avevano iniziato a costruire e ne costruirono un secondo. Nel 1644 un tentativo di riprendersi l’isola fu promosso dal famoso colonizzatore olandese Peter Stuyvesant, che nella lotta fu colpito da una palla di cannone e perse una gamba. Sebbene l’assalto da parte degli olandesi non ebbe successo, quattro anni dopo gli spagnoli persero l’interesse verso la regione e finirono con l’andarsene da soli. Sia i francesi che gli olandesi ritornarono immediatamente sull’isola e concordarono una spartizione della stessa, firmando nel 1648 un accordo che doveva essere in seguito violato più e più volte. Durante il periodo compreso tra il 1670 e il 1702, i francesi controllarono l’intera isola, e nel 1703 gli olandesi condussero un’invasione da St Eustatius e quindi deportarono chiunque dei coloni francesi non acconsentisse ad andarsene di propria spontanea volontà. Nel 1713, il Trattato di Pace di Utrecht attribuì metà dell’isola alla Francia. Tuttavia, gli olandesi e i francesi continuarono a farsi guerra, prendendo a turno il controllo totale dell’isola per alcuni anni. Anche gli Inglesi si intromisero, assumendone il controllo nel 1784 per 10 anni e successivamente nel 1810 per altri sei. Nel 1817, il conflitto si risolse pacificamente e vennero stabiliti gli attuali confini. Nel frattempo, il commercio crebbe prosperoso grazie a un’economia che si basava sullo sfruttamento degli schiavi. Gli olandesi raccoglievano enormi quantità di sale, la maggior parte del quale veniva trasportato con le navi fino alla loro madrepatria per l’industria delle aringhe. Dopo che, nel 1863, a Sint Maarten venne abolita la schiavitù, ci fu un calo nell’attività e di conseguenza l’economia crollò rapidamente. Quando i Paesi Bassi furono invasi dai Nazisti nel 1940, i francesi crearono un ‘protettorato di controllo’ sul lato olandese dell’isola, ma nel giro di due settimane anche la Francia cadde sotto il controllo tedesco. Seguì un’occupazione dell’isola da parte degli Alleati e nel 1943 gli Stati Uniti vi costruirono un campo d’aviazione militare, l’attuale Aeroporto di Juliana. Dopo la guerra, il nuovo aeroporto, il più grande della regione, stimolò la crescita dell’isola diventando un punto nodale per tutta la regione e comportando quindi un precoce avvento del turismo. Nel settembre del 1995, Sint Maarten venne direttamente colpita dal potente uragano Luis, che spazzò l’isola con un vento a 210km/h, uccise sei persone e causò danni per US$1 miliardo. Tre anni dopo, l’uragano George mise fuori uso la rete elettrica e telefonica per intere settimane. Il 10 ottobre 2010, in seguito a un referendum, Sint Maarten è diventata nazione costitutiva nell’ambito del Regno dei Paesi Bassi, divenendo a livello costituzionale paritetica ad Aruba, Curaçao e gli stessi Paesi Bassi.
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