San Juan: la capitale di Porto Rico, situata sulla costa nordorientale, accoglie quasi un terzo della popolazione dell’isola ed è il centro più importante del traffico internazionale marittimo e aereo dei Caraibi. La città è caratterizzata dal contrasto tra i moderni grattacieli in stile americano e l’antica architettura ispanica. La parte vecchia, denominata Viejo San Juan, è stata dichiarata, nel 1949, monumento sotto tutela e alcuni edifici sono stati inseriti dall’Unesco tra i patrimoni dell’umanità. Da non perdere il Castillo de San Felipe del Morro, la fortezza più antica della città, risalente alla metà del XVI secolo; Plaza de Armas, un tempo la piazza principale; l’Alcadia, un palazzo del XVII secolo ora sede del municipio; il Museo de Arte Puertoriquena che ospita una vasta collezione di pittura e scultura portoricana a partire dal XVIII secolo; e la Capilla del Santo Cristo, con un altare in argento, costruita nel 1753. Il Condado è il quartiere moderno e di lusso, mentre a Santurce si concentrano i traffici commerciali. Dal molo turistico di Viejo San Juan partono brevi gite in barca alla volta di interessanti località nei dintorni.
Ponce: presso la costa meridionale dell’isola, 70 km a sud-ovest di San Juan, è la seconda città per importanza di Porto Rico. È chiamata “perla del Sud” per la bellezza dell’architettura spagnola ancora oggi ben conservata. Caratteristici della città sono i vecchi edifici coloniali del XVII secolo. Nel centro storico sono da visitare la Plaza Degetau e l’adiacente Plaza Munoz Rivera, dominate dalla cattedrale di Nuestra Senora de Guadalupe, simbolo e orgoglio dei cittadini.
L’attrazione turistica principale è rappresentata dall’antica stazione dei vigili del fuoco, che presenta una struttura davvero originale. Ponce è anche sede di interessanti musei come il Museo de Arte, di importanza internazionale, il museo della musica portoricana e il museo storico.
Poco distante dalla città sorge il sito archeologico di un villaggio arawak (Tibes Indian Ceremonial Center).
Mayaguez: è una bella città situata sulla costa occidentale, importante soprattutto in quanto polo industriale e universitario. Oltre che da quartieri moderni e da animati centri commerciali, è caratterizzata da strade strette e vicoli pittoreschi affiancati a eleganti quartieri residenziali. Da visitare Plaza Colon, nel cuore della città, l’Alcadia, il municipio, e l’Estacion Experimental Agricola Federal, un centro di ricerca agricola che ospita gli esemplari delle più originali piante tropicali.
Isola di Culebra: si trova 30 km a est di Porto Rico. È una meta davvero interessante da esplorare in quanto ancora poco frequentata dai turisti. Oltre a offrire ai sub dei fondali meravigliosi per le immersioni, vanta spiagge bellissime e una barriera corallina tra le più suggestive dei Caraibi.
Il clima è tipicamente tropicale, con la presenza di una stagione caldo/secca e di una stagione caldo/umida. La temperatura media annuale si attesta attorno ai 25-26°, con oscillazioni stagionali non elevatissime. Durante la stagione secca le temperature sono leggermente più basse, come in tutti i paradisi tropicali, ma fa caldo e le precipitazioni sono solo sporadiche. L’estate, invece, che coincide con la stagione umida, è calda e piovosa, con la saltuaria presenza di uragani tra giugno e novembre. L’entroterra, rivestito da una fitta foresta pluviale, ha un clima leggermente più mite anche a causa dell’altitudine, che raggiunge i 1342 metri nella cima del Cerro de Punta.
Passaporto con validità residua di almeno 6 mesi oltre il periodo di permanenza. Le norme di accesso sono le stesse che regolano l’ingresso negli Stati Uniti. Visto non necessario per un periodo massimo di 90 giorni. Per poter usufruire del Visa Waiver Program, il passaporto deve essere del nuovo tipo (ossia, a lettura ottica se rilasciato entro e non oltre il 25 ottobre 2005; a lettura ottica con foto digitale se rilasciato entro e non oltre il 25 ottobre 2006; elettronico, ovvero dotato di microchip integrato su cui vengono immagazzinati tutti i dati del titolare, se rilasciato a partire dal 26 ottobre 2006). E’ obbligatorio ottenere online un’autorizzazione ESTA.
La patente italiana è valida. Alcune agenzie noleggiano un veicolo solo a chi ha più di 25 anni (alcune affittano anche a chi a dai 21 ai 24 anni, ma c’è da pagare un sovrapprezzo) ed è in possesso di una carta di credito.
Il Portorico, il più antico sito popolato dei Caraibi, fu abitato da diverse tribù di indiani americani ma, quando nel 1493 arrivò Colombo, l’isola era abitata dai taínos. Questo pacifico popolo aveva sviluppato una cultura, un linguaggio e un sistema religioso piuttosto sofisticati. I capi dei taínos potevano essere sia donne sia uomini, una cosa piuttosto rara, come il fatto che le donne potevano avere più di un marito il quale, quando la moglie moriva, spesso veniva bruciato insieme a lei. I taínos ricevevano profezie dai loro dei e dai morti attraverso pratiche di alterazione mentale come l’inalazione di una polvere allucinogena fatta di semi di cohoba e conchiglie frantumate. I taínos erano molto abili nei giochi col pallone: infatti furono loro a inventare la palla di gomma; i risultati delle loro partite avevano addirittura valore di oracolo. Sfortunatamente i giochi col pallone e l’inalazione di conchiglie non prepararono i taínos a difendersi dagli attacchi dei coloni spagnoli che arrivarono nel 1508 dall’isola di Hispaniola con Juan Ponce de León. I coloni schiavizzarono ed evangelizzarono i taínos, esponendoli alle malattie provenienti dall’Europa. In breve tempo i taínos si estinsero e oggi le loro leggende, la lingua e i nomi che avevano dato ai luoghi in Portorico sono quasi completamente dimenticati. Gli spagnoli si stabilirono a San Juan, che divenne uno degli avamposti più strategici di tutto il Nuovo Mondo. Durante il secolo seguente la città subì un processo di fortificazione per essere difesa dalle incursioni marittime degli inglesi, dei francesi e degli olandesi. Quando gli spagnoli imposero le proprie regole controllando il commercio regionale, il Portorico cominciò a importare schiavi dall’Africa e, durante il XVI e XVII secolo, si dedicò alla coltivazione dello zucchero, del cotone e alle piantagioni di tabacco. Tuttavia fu sempre più facile fare soldi dedicandosi al commercio sul mercato nero. L’incapacità degli spagnoli di combattere il contrabbando contribuì a ridurre la loro autorità morale sull’isola e, durante il XVIII secolo, il Portorico incominciò a sviluppare il senso della propria identità. A questo contribuì anche il numero crescente di immigrati nonché quella piccola borghesia composta di proprietari di piantagioni di caffè che in quel periodo iniziava a emergere. Quando la rivoluzione incominciò a sconvolgere il Nuovo Mondo, gli spagnoli allentarono la loro politica commerciale totalitaria nel tentativo di tenere Portorico e Cuba sotto la propria influenza coloniale. I lealisti spagnoli e i nazionalisti portoricani passarono la seconda metà del XIX secolo discutendo con il governo coloniale i pro e i contro dell’indipendenza. Nel 1868 una rivolta fallita nella città di Lares portò l’attenzione di tutti sulla serietà del problema che si doveva affrontare. Nel 1897 il Portorico ottenne un certo grado di autonomia, che però fu breve, perché poco dopo, durante la guerra tra la Spagna e l’America, l’esercito degli Stati Uniti occupò il paese. Nonostante le continue richieste di autonomia, gli Stati Uniti governarono il Portorico come un protettorato coloniale per i cinquant’anni che seguirono. I Portoricani ottennero la cittadinanza statunitense nel 1917, appena in tempo per effettuare il servizio militare e partecipare alla prima guerra mondiale. Grazie a riforme e a investimenti l’economia migliorò, ma la depressione statunitense degli anni ’30 colpì l’isola molto duramente e il movimento per l’indipendenza ricorse alla violenza. Durante il secondo conflitto mondiale le forze militari statunitensi si appropriarono di terreni agricoli che non sono mai stati restituiti, inclusa la contesa isola di Vieques. Nel 1944 il Portorico ottenne il diritto di eleggere il suo governatore e l’applicazione dell’operazione ‘Bootstrap’, ovvero il nuovo piano del presidente Truman che aveva lo scopo di sollevare l’economia dell’isola e ridurre le tasse per le compagnie americane con sede in Portorico. Nel referendum del 1951 tre portoricani su quattro scelsero di diventare un commonwealth (cioè uno stato libero associato) degli Stati Uniti anziché rimanere una colonia. I nazionalisti che volevano l’indipendenza totale fuggirono negli Stati Uniti dove tentarono di assassinare il presidente Truman e spararono su uomini del Congresso degli Stati Uniti dalla galleria dei visitatori nella Camera dei Deputati. Il sostegno politico a favore dell’indipendenza andò scemando, mentre i sostenitori dell’idea di diventare parte degli Stati Uniti aumentarono. Sebbene l’economia portoricana continuasse a migliorare, circa un milione di portoricani approfittò della cittadinanza statunitense e andò a cercare lavoro nella città di New York. Rispetto alla maggior parte delle altre isole caraibiche il tenore di vita del Portorico è alto, ma è pur sempre molto inferiore a quello degli stati nordamericani più poveri e il tasso di disoccupazione è molto alto. Nel 1993 e nel 1998 i portoricani sono andati al voto e, anche se con un margine minimo, hanno scelto di mantenere lo stato di commonwealth anziché diventare parte degli Stati Uniti. Nel febbraio 2000 quasi 100.000 portoricani si sono radunati (per quella che è stata probabilmente la più grande dimostrazione popolare mai organizzata nella storia del paese) per protestare contro i progetti della marina degli Stati Uniti di riprendere le esercitazioni sull’isola di Vieques. La folla, che era stata convocata dai leader religiosi, sventolava bandiere portoricane e striscioni con richieste di pace. Nonostante le affermazioni degli organizzatori circa la non politicità della manifestazione, molti membri del Partito Indipendentista vi hanno preso parte. Il 24 aprile 2001, Calderon promulgò una legge che proibiva le attività che producevano più di 190 decibel di rumore; gli ufficiali statunitensi ammisero che i ripetuti bombardamenti su Vieques infrangevano la nuova legge ma stabilirono che comunque avrebbero continuato a bombardare. Nel giugno 2001, invece, l’amministrazione statunitense dichiarò che la marina avrebbe smesso le esercitazioni a Vieques a partire dal primo maggio 2003. Grazie alla fortissima mobilitazione popolare la data di chiusura è stata rispettata. L’area dovrà essere smilitarizzata, decontaminata dall’uranio impoverito, restituita ai portoricani affinché sia avviato il suo sviluppo sociale ed economico sulla base della eco-compatibilità. Infine, il 31 marzo 2004 il Congresso ha votato la chiusura della base militare di Roosevelt Roads, nei pressi di Ceiba, la principale base statunitense nei Caraibi.
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