Roseau: la capitale non è una città particolarmente interessante dal punto di vista turistico. Il suo nome trova origine dai canneti lungo il fiume Roseau, utilizzati un tempo dagli abitanti per costruire lance e oggi cesti. Poche le strade e le costruzioni.
Caratteristico il mercato nuovo che si trova vicino al fiume, quello vecchio è invece diventato un mercato di articoli di artigianato. Il giardino botanico è una delle attrazioni più importanti di tutta l’isola: ospita specie vegetali di tutte le isole vicine, con esposizioni in miniatura di ciò che è possibile osservare durante le escursioni sulle montagne.
Portsmouth: è la seconda cittadina, situata a nord. È il punto migliore per l’attracco delle navi ed è dotata di una lunghissima spiaggia. Caratteristiche le case colorate, quasi tutte con giardino.
Luoghi di interesse
Scott’s Head: situata all’estremità sud. La sua cima, raggiungibile con una semplice passeggiata, permette di godere un fantastico panorama: da un lato l’Atlantico, dall’altro il mar dei Caraibi, sotto tutta la Dominica e la Martinica in lontananza.
Territorio dei Caribe: riserva dove ancora vivono le popolazioni originarie, è formato da sei villaggi. I Caribe vivono qui immersi in una fitta foresta dove furono relegati dai Britannici all’inizio del secolo scorso. Popolo orgoglioso e indipendente, i Caribe rifiutano il progresso anche se, in parte, si sono adattati alle esigenze del turismo costruendo qualche struttura ricreativa all’interno del proprio territorio e dedicandosi alla produzione e alla vendita di souvenir per i turisti.
Il clima è caldo e umido, con contenute variazioni di temperatura durante l’anno, e massime intorno ai 30 gradi. Il periodo più caldo e afoso è comunque quello che va da maggio a ottobre, anche se il caldo è temperato dalle brezze. Le piogge sono abbondanti: nella capitale Roseau, sulla costa occidentale, cadono 1900 millimetri di pioggia all’anno, di cui più di 100 millimetri al mese da maggio a gennaio, e tra questi, più di 200 da luglio a novembre, che è il periodo più piovoso. I mesi meno piovosi sono febbraio e marzo, con circa 70 millimetri in media. Le coste orientali, esposte agli alisei di nord-est, sono più piovose di quelle occidentali, tanto che si arriva a 2.500 millimetri. Nelle zone interne, sui pendii del vulcano Morne Diablotins alto 1.447 metri, le piogge sono ancora più abbondanti, il clima diventa equatoriale e vi cresce una foresta pluviale. Le piogge a Dominica si presentano tutto l’anno soprattutto sotto forma di rovescio o temporale, che dunque non ostacola più di tanto il sole, che brilla tutto l’anno per almeno qualche ora al giorno, tranne quando arrivano gli uragani. Questi si possono presentare da giugno a novembre, ma sono più probabili da agosto ad ottobre, come in tutte le Antille. In quest’isola si ricorda come particolarmente distruttivo l’uragano David del 1979.
Passaporto con validità di almeno 6 mesi dal momento dell’arrivo nel Paese. Visto d’ingresso non richiesto per soggiorni inferiori a 90 giorni. Occorre essere in possesso del biglietto aereo valido per il ritorno. Per una permanenza che superi i 90 giorni occorre richiedere il visto alle Autorità di Dominica sul sito dell’Ente turistico di Dominica (www.dominica.dm) non essendo presente l’Ambasciata in Italia.
E’ richiesto un certificato di vaccinazione contro la febbre gialla ai viaggiatori superiori ad un anno di età provenienti da Paesi dove la febbre gialla è a rischio trasmissione e per coloro che abbiano transitato per più di 12 ore nell’aeroporto di un Paese in cui la febbre gialla è endemica.
Gli indiani caribi si stabilirono su quest’isola nel XIV secolo e la chiamarono Waitikubuli, che significa ‘grande è il suo corpo’. Cristoforo Colombo, con minore ispirazione poetica, le diede il nome del giorno in cui la avvistò, la domenica 3 novembre 1493. Nel 1607, il capitano John Smith e il suo equipaggio fecero scalo, per un paio di giorni, alla colonia portuale di Porstmouth prima di dirigersi a nord, dove fondarono Jamestown, la prima colonia britannica permanente del Nord America. Il porto di Porstmouth ebbe un tale sviluppo che i britannici per un certo periodo pensarono di farne la capitale dell’isola, ma le epidemie di malaria e febbre gialla decimarono la città e il progetto fu abbandonato. La Francia rivendicò il possesso dell’isola nel 1635. Alcuni anni più tardi vi inviò una spedizione di missionari, che furono rapidamente cacciati dall’isola dagli indiani. Nel 1660, gli inglesi e i francesi firmarono un accordo di neutralità secondo il quale l’isola sarebbe passata ai caribi. Verso la fine del secolo i coloni francesi delle vicine Antille iniziarono ad avviare delle piantagioni di caffè sull’isola. Nella prima metà del Settecento la Francia mandò un governatore che formalmente prese possesso dell’isola. Oggetto di contesa tra Francia e Inghilterra durante le guerre per il possesso delle colonie che segnarono tutto il XVIII secolo, l’isola subì l’avvicendarsi del dominio delle due potenze europee. Infine, con il trattato di Parigi del 1763, i francesi la cedettero con riluttanza agli inglesi, pur tentando di riconquistarla nel 1795 e nel 1805, anno in cui rasero praticamente al suolo la città di Roseau. Dopo il 1805 l’isola restò definitivamente in mano agli inglesi, che non esitarono a sviluppare le piantagioni di canna da zucchero sui pendii più accessibili. I britannici amministrarono l’isola come parte della Federazione delle Isole Sottovento fino al 1939, anno in cui fu trasferita nella Federazione delle Isole Sopravento. Nel 1967 Dominica ottenne l’autonomia per il controllo degli affari interni e divenne uno stato associato delle Indie Occidentali; nel 1978, nel 485° anniversario della sua scoperta da parte di Colombo, Dominica divenne una repubblica indipendente nell’ambito del Commonwealth. Il primo anno d’indipendenza fu molto contrastato: la carica di primo ministro fu affidata a Patrick John, che fu costretto a dimettersi nel giugno del 1979 con l’accusa di corruzione per aver, tra le altre cose, tentato di cedere il 15% dell’isola a dei promotori americani. Nell’agosto del 1972, l’uragano David devastò l’isola con venti che superavano i 250 km orari, distruggendo vasti tratti di foresta e piantagioni di banane e radendo al suolo gran parte di Roseau. Il ciclone provocò la morte di 42 persone e il 75% delle case fu distrutto o gravemente danneggiato. Nel 1980 fu eletto primo ministro Mary Eugenia Charles, la prima donna a capo di uno stato caraibico. In un anno sopravvisse a due golpe falliti, tra cui un attentato organizzato da Patrick John, che assoldò soldati mercenari appartenenti al Ku Klux Klan. Nel 1983, il primo ministro Mary Eugenia Charles, presidente dell’Organizzazione degli stati dei Caraibi Orientali, appoggiò l’invasione americana a Grenada, e inviò una forza simbolica di truppe dominicane. In cambio, gli Stati Uniti aumentarono gli aiuti finanziari a Dominica, che servirono, tra le altre cose, ad asfaltare le strade dell’isola. Dopo un incarico durato 15 anni, Charles si dimise nel 1995 e al suo posto fu eletto Edison James, del DUWP (Partito dei Lavoratori Uniti). Nel gennaio del 2000 divenne primo ministro Roosevelt Douglas, leader del LDP (Partito Laburista di Dominica), che morì di infarto otto mesi dopo il suo insediamento. Alla morte del suo successore, Pierre Charles, nel 2004 è stato nominato Roosevelt Skerrit, che con i suoi 31 anni è il più giovane primo ministro dal 1978, anno dell’indipendenza dell’isola. Nel 2008 il paese è entrato a far parte dell’Alba, Alleanza Bolivariana per le Americhe, un progetto di cooperazione politica, sociale ed economica tra i paesi dell’America Latina ed i paesi caraibici, promossa dal Venezuela e da Cuba in alternativa (da cui il nome) all’Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) voluta dagli Stati Uniti. L’aggettivo “bolivariana” si riferisce al generale Simon Bolivar, l’eroe della liberazione di diversi paesi sudamericani dal colonialismo spagnolo.
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