Città principali
Bridgetown: sulla baia di Carlisle, è stata fondata nel 1630. Nel cuore della città si trova il Careenage, un piccolo porto, oggi sede della guardia costiera, così chiamato perché, in passato, serviva da bacino di carenaggio per la pulitura delle golette. Evidenti sono le tracce della dominazione britannica, soprattutto nella cattedrale anglicana e negli edifici del parlamento. Molto interessante è la Guarnigione del XVII secolo, base del Comando britannico delle isole Sopravvento e Sottovento. Per approfondire la storia dell’isola è consigliata la visita al Barbados Museum. Da vedere è anche la sinagoga, costruita nel 1600 dalla comunità ebraica che viveva sull’isola. Il Queen’s Park, con il suo baobab enorme, è il luogo adatto per riposare al fresco. Locali e negozi di rum si trovano invece sull’animatissima Baxter’s Road.
Holetown e dintorni: fondata intorno al 1620, è la città più antica. Frequentatissima dai turisti, conserva diverse tracce dei secoli passati, come la St. James Church. Da vedere è il museo marittimo all’interno del Folkestone Park. Il parco, di fronte a una spiaggia, è il luogo ideale per i pranzi all’aperto. A sud-ovest, lungo la costa, si trovano piccole città con spiagge bellissime ancora poco frequentate: tra queste Hastings, St Lawrence, Worthing.
Ostins, a sud, è il centro più importante per la pesca. Sul porticciolo del villaggio, dove sorge uno dei più pittoreschi mercati del pesce, ogni anno si svolge il famoso Festival del pesce. le giornate scorrono allegre tra mercato del pesce, bar con musica ad alto volume e negozi.
Luoghi di interesse
Sulla costa meridionale di Long Bay, da visitare un edificio di corallo e calcare, il leggendario castello di Sam Lord e la Harrisons Cave, un insieme di caverne calcaree con stalattiti e stalagmiti.
A nord della capitale, c’è la Flower Forest, nel passato piantagione di canna da zucchero, oggi coperta da un giardino di fiori tropicali e da sentieri tortuosi. A sud della foresta, da vedere è la Welchman Hall Gully, caratteristica per un sentiero che attraversa l’unica foresta pluviale rimasta.
E ancora, prendendo un autobus da Ostins, è possibile arrivare alla casa colonica Sunbury, particolare per i suoi muri costruiti con blocchi di corallo e pietre: è l’unica casa colonica dell’isola interamente visitabile. Non lontano, il Rum Factory and Heritage Park.
Barbados gode di un ottimo clima. Le temperature vanno da un minimo di 22 °C a un massimo di 30 °C. Si distinguono una stagione secca, da dicembre a maggio, con clima mite e temperato da venti di nord-est, e una stagione umida, da giugno a novembre. Le piogge sono generalmente brevi e la media delle precipitazioni è contenuta. Gli uragani non costituiscono un rischio eccessivo, dato che passano per lo più a nord dell’isola. Nella stagione estiva, prevalentemente da giugno a ottobre, possono comunque verificarsi fenomeni ciclonici anche a latitudini più basse delle usuali. La temperatura dell’acqua varia dai 25 ai 28 gradi durante l’anno.
Passaporto in corso di validità. Visto non necessario per una permanenza non superiore ai 90 giorni; occorre essere in possesso del biglietto aereo valido per il ritorno. In caso una persona intendesse trattenersi oltre il limite dei 90 giorni, dovrà recarsi all’Ufficio Emigrazione e chiedere un’estensione. Per ottenere tale proroga è indispensabile dimostrare di avere mezzi economici per mantenersi durante il periodo richiesto. Per una permanenza che superi i 90 giorni bisogna richiedere il visto presso l’Ambasciata delle Barbados in Belgio poiché l’Ambasciata delle Barbados non è presente in Italia.
Non sono necessarie vaccinazioni, con l’esclusione di quella contro la febbre gialla, la quale è obbligatoria solamente per i viaggiatori di età superiore ad 1 anno provenienti da Paesi a rischio di trasmissione della malattia (con esclusione di Guyana e Trinidad e Tobago) nonché per i viaggiatori che abbiano anche solo transitato per più di 12 ore nell’aeroporto di un Paese a rischio di trasmissione della malattia.
Ai visitatori viene rilasciato un permesso di guida temporaneo, all’arrivo, dietro presentazione della patente nazionale o internazionale e dietro pagamento di una tassa. Circolazione a sinistra.
Gli abitanti originari di Barbados erano gli Arawak, che furono scacciati dall’isola intorno al 1200 d.C. a causa dell’invasione degli indiani caraibici provenienti dal Venezuela. Questi ultimi abbandonarono Barbados all’epoca della prima invasione dell’isola da parte degli europei. Le condizioni reali del loro allontanamento dall’isola sono ancora poco chiare, ma alcuni storici ritengono possibile che gli spagnoli siano approdati sull’isola all’inizio del XVI secolo e abbiano preso alcuni indiani caraibici come schiavi, costringendo il resto della tribù a cercare rifugio sulle isole vicine. L’esploratore portoghese Pedro Campos fece una sosta a Barbados nel 1536, mentre era in viaggio verso il Brasile. Nonostante non avesse alcun interesse a stabilirsi lì, si pensa che abbia introdotto i maiali sull’isola con l’intenzione di disporne come fonte di nutrimento durante il viaggio di ritorno. Fu Campos a chiamare l’isola Los Barbados (‘i barbuti’), probabilmente a causa dei curiosi alberi di fico presenti sull’isola, a cui le lunghe radici aeree sospese danno l’aspetto di alberi barbuti. Il capitano John Powell approdò a Barbados nel 1625 e si appropriò dell’isola in nome dell’Inghilterra. Due anni dopo, suo fratello, il capitano Henry Powell, approdò sull’isola con un gruppo di 80 coloni e 10 schiavi. Il gruppo diede origine al primo insediamento europeo dell’isola, Jamestown, sulla costa occidentale dove adesso si trova Holetown. Essi furono seguiti da numerosi altri coloni e alla fine del 1628 la popolazione della colonia aveva raggiunto le 2000 unità. In pochi anni i coloni rasero al suolo gran parte delle foreste e piantarono tabacco e cotone. Tra il 1640 e il 1650 cominciarono a coltivare la barbabietola da zucchero. Per soddisfare la richiesta di manodopera generata dalle nuove piantagioni, i coloni, che fino a quel momento avevano utilizzato lavoratori dipendenti, cominciarono a importare numerosissimi schiavi africani. Le loro tenute, le prime grandi piantagioni di barbabietola da zucchero dei Caraibi, si rivelarono estremamente proficue e, verso la fine del XVII secolo, mercanti e tenutari cominciarono a prosperare. Nel 1639 i proprietari terrieri dell’isola si unirono per costituire un’assemblea legislativa, il secondo parlamento in ordine di tempo fondato in una colonia britannica (il primo era stato istituito alle Bermuda). Barbados rimase fedele alla Corona durante le guerre civili britanniche e, dopo la decapitazione del re Carlo I, Oliver Cromwell vi inviò delle truppe per stabilire la sua autorità sull’isola. Le truppe arrivarono nel 1651 e già l’anno successivo Barbados si arrese e firmò gli Articoli della Capitolazione, che costituiscono la base della Carta di Barbados. La carta stabiliva che l’isola fosse amministrata da un governatore assegnato e da un’assemblea eletta liberamente, e che nessuna tassa britannica potesse essere introdotta senza il consenso locale. Quando, nel 1660, la Corona riprese il potere, questo documento forniva paradossalmente Barbados maggiore libertà nei confronti della monarchia inglese rispetto a quella di cui godevano le altre colonie britanniche. L’industria dello zucchero continuò a prosperare anche nel secolo successivo, nonostante l’abolizione delle piantagioni. L’indipendenza fu ottenuta nel 1834, ma non servì a risolvere le difficili condizioni di vita degli isolani di colore. Tutti i terreni arabili dell’isola rimasero nelle mani dei grandi proprietari terrieri e per molti schiavi l’unica possibilità fu quella di restare nelle piantagioni. Molti di coloro che lasciarono le piantagioni finirono con il vivere in baraccopoli. Durante la crisi economica degli anni Trenta, la disoccupazione raggiunse livelli altissimi, le condizioni di vita peggiorarono notevolmente e nelle strade scoppiò la protesta. Per ovviare a questo problema fu istituito l’Ufficio Coloniale Britannico per l’Assistenza e lo Sviluppo. Esso metteva a disposizione ingenti somme di denaro per Barbados e per altre colonie caraibiche. Per far fronte al crescente disagio politico, i coloni, sebbene riluttanti, affidarono un ruolo nel processo di attuazione di riforme politiche anche ai riformatori di colore. Uno di questi riformatori, Grantley Adams, divenne, dieci anni più tardi, primo ministro di Barbados e fu nominato cavaliere dalla regina. Barbados ottenne la possibilità di un governo interno nel 1961 e cinque anni dopo divenne una nazione indipendente (30 novembre 1966). Quando, dopo la seconda guerra mondiale, l’industria dello zucchero cominciò a declinare, il turismo divenne una risorsa sempre più importante. All’inizio degli anni Novanta il turismo è diventato la risorsa economica principale, seguita dai servizi bancari. Non stupisce, dunque, che negli ultimi anni il sistema finanziario di Barbados sia stato posto sotto inchiesta, anche se il capitolo si è chiuso nel 2002 con la rimozione di questo paese dalla lista degli imputati.
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