Colombia

Bandiera Colombia

 

 

Capitale Bogotá 
Abitanti 47.121.089
Estensione  Kmq 1.141.748 
Valuta Peso colombiano  COP 2892,26=1€
Fuso orario -6h, -7h se ora legale in Italia
Elettricità  110 V, presa AB
Lingua Spagnolo 
Aeroporti  Bogotá BOG, Medellín MDE EOH, Cali CLO, Cartagena CTG, Barranquilla BAQ, Bucaramanga BGA, Pereira PEI, Santa Marta SMR, San Andrés ADZ, Cúcuta CUC, Armenia AXM

Città principali

Bogotá, la capitale del Paese, costituisce un distretto speciale, oltre a essere capoluogo della provincia di Cundinamarca. È situata a 2.640 m di altitudine, nella cordigliera orientale; la città è protetta dai monti Monserrate (alla cui sommità, sede di un famoso santuario, si accede mediante una funicolare) e Guadalupe e si affaccia su numerosi corsi d’acqua che formano, a ovest dell’abitato, il fiume Bogotá; gode di un clima mite, con una temperatura di 14 °C, pressoché costante tutto l’anno e non eccessivamente piovoso.

La capitale è segnata da forti contraddizioni. Vi si trovano quartieri che ostentano un’enorme ricchezza, con grossi centri commerciali, grandi edifici ed eleganti palazzi in stile coloniale, affiancati da sobborghi desolati (barrios) dove regnano l’abusivismo, la precarietà e la miseria. Bogotá è il centro culturale e intellettuale della Colombia, sede, oltre che dell’università nazionale, fondata nel 1572, di tredici altre università. Il museo nazionale ospita la più vasta collezione d’arte precolombiana del mondo, oltre a pezzi d’arte moderna, di inestimabile valore. Il museo dell’oro vanta la più completa raccolta di oggetti d’oro precolombiani; il museo di arte moderna espone una mostra permanente d’arte moderna di artisti colombiani e internazionali. Dal punto di vista architettonico vale la pena soffermarsi unicamente nella parte antica della città, in particolare a Plaza de Santander, dove si riuniscono artisti e giocolieri di strada e su cui si affacciano la cattedrale, imponente edificio iniziato nel 1553 ma ultimato solo nel 1807, la vicina cappella del Sagrario (sec. XVII), dal bel portale plateresco, e il Campidoglio dalle forme neoclassiche.

Altre mete sono la Candelaria, il quartiere più vecchio, e la Carrera Santa Fe de Bogotá, vicino ad Avenida Jimenez, dove vengono organizzate di frequente manifestazioni culturali di vario tipo. Tra i più pregevoli esempi di architettura coloniale le chiese di S. Francisco (iniziata nel sec. XVI e considerata la più ricca della capitale), S. Agustìn (1570), S. Diego, della Concepciòn e di S. Ignacio. Per le realizzazioni moderne, degna di menzione è la città universitaria.

Cali, capoluogo della provincia di Valle del Cauca, situata a 1.003 m sul versante sinistro dell’alta valle del fiume Cauca, nella cordigliera occidentale, si trova all’incrocio di importanti strade e ferrovie che la collegano al porto pacifico di Buenaventura (da cui dista solo un centinaio di km) e alle città di Bogotá, Medellìn e Popayán. Non vanta grandi attrattive artistiche ma è una meta turistica comunque molto frequentata per il paesaggio e l’ambiente tranquillo che la contraddistinguono. Meritevoli di visita, oltre ai grandi viali alberati e ai caratteristici bar sulla strada che colorano la città, sono Plaza de Caicedo su cui si affacciano la cattedrale e il palazzo municipale, il monastero di San Francisco, la torre moresca, La Merced, la più antica chiesa della città, il museo archeologico, che ospita un’interessante collezione di ceramiche precolombiane, e infine il museo di arte coloniale. Poco distante da Cali sorgono antichi villaggi coloniali tuttora splendidamente conservati, tanto nell’architettura quanto nei costumi, quali Palmira, Silvia, Canasgordas e Popayán.

Cartagena, in una profonda e ben riparata baia del mare delle Antille, è da sempre considerata la città più affascinante del Paese: tutto uno splendore coloniale di chiese, palazzi, piazze e monasteri. Capoluogo della provincia di Bolìvar, è una delle più antiche città del continente americano e conserva il tipico aspetto di fortezza marittima coloniale, con le mura e il porto, costruite nel XVI secolo dall’ingegnere italiano G. B. Antonelli, e il castello di Felipe de Barajas, collegato da un condotto sotterraneo al centro della città. Da non perdere, oltre al castello, il palazzo della inquisizione, Plaza Santo Domingo, Plaza Bolìvar e la casa di Marques Valdehoyos. Il Barrio San Diego è un quartiere di piccole strade con case antiche e dai colori estremamente vivaci. I dintorni di Cartagena sono da esplorare, in particolare la penisola di Bocagrande, Mompos e La Ciudad Perdida.

Medellìn, capoluogo della provincia di Antioquia, a 240 km a nord-ovest di Bogotá, sorge a 1480 m sul fiume Porce, nella cordigliera centrale. Fondata nel 1675 in funzione dei vicini giacimenti auriferi, si sviluppò nella seconda metà del XIX secolo, quando fu raggiunta dalla ferrovia; a partire dagli anni Trenta del XX secolo è diventata il maggiore centro industriale colombiano. Nonostante la connotazione fortemente produttiva, la città vanta numerosi parchi e aree verdi di grande attrattiva, come i parchi Bolìvar, De las Delicias, De las Esculturas, Bercio e il giardino botanico Joaquin Antonio Uribe. Da visitare la chiesa Eremita de la Veracruz con una facciata del XVI secolo; il museo El Castello che raccoglie mobili e oggetti d’arte delle antiche famiglie nobili; il museo di Antioquia che ospita la più grande collezione di Fernando Botero e Pueblito Paisa.

Luoghi di interesse

San Andrés e l’Isola Providencia fanno parte dello splendido arcipelago di isolette che si trova a 650 km dalla costa colombiana. Per lungo tempo furono un possedimento britannico e per tale motivo gli abitanti parlano prevalentemente inglese. Quest’arcipelago è una meta turistica obbligata per gli amanti dell’osservazione dei fondali e delle immersioni poiché vanta la barriera corallina più ricca e suggestiva della Colombia. Il fascino di questo complesso d’isole è giustificato, oltretutto, dal clima di rilassatezza che si respira, dal colore limpido e turchese delle acque e dalla natura selvaggia e tropicale. San Andrés, inoltre, è zona franca e vi si possono fare, pertanto, ottimi acquisti.

La Ciudad Perdida è uno dei più grandi siti archeologici scoperti in America Latina. Si tratta dei resti di una cittadella precolombiana del 500 d. C., situata a 1.200 m di altezza sulla parete settentrionale della Sierra Nevada. Nonostante le difficoltà per raggiungerla (sei giorni di cammino o, in alternativa, tre ore di volo in elicottero), è una meta da non perdere per gli appassionati di archeologia.

 

Il clima della Colombia varia dalle condizioni estreme di freddo, presenti nei ghiacciai andini, ai climi più caldi presenti sul livello del mare, con due stagioni asciutte e due di pioggia influenzate dai venti alisei e dalla zona di convergenza intertropicale, a loro volta influenzati dagli effetti di El Niño e La Niña. La temperatura è relativamente uniforme per la maggior parte dell’anno ed è determinata da vari fattori quali la pioggia, l’intensità delle radiazioni solari, i venti, l’altitudine, la continentalità e l’umidità atmosferica, che dà vita ad un mosaico di climi e microclimi: il clima della savana, caratterizzato da una stagione secca e una piovosa, tipica della regione dell’Orinoco; un clima superumido nella giungla, con abbondanti precipitazioni e piccola variazione di temperatura, tipico della regione del Pacifico, del Rio delle Amazzoni, dei bacini idrografici del Magdalena e del Catatumbo; un clima umido e piovoso con temperature elevate nel Caquetá, nel Vaupés, parte di Antioquia e Córdoba ed infine un clima arido nei deserti del Tatacoa e Candelaria.

Nella regione caraibica della Colombia si verificano inondazioni, trombe d’aria, tornado e forti venti, in particolare nelle vicinanze del dipartimento dell’Atlantico. Le regioni di La Guajira e dell’arcipelago di San Andrés, Providencia e Santa Catalina sono esposte a cicloni atlantici.

Le temperature variano con l’altitudine. Nell’Oriente esse registrano variazioni annue insignificanti (26-27 °C), com’è caratteristico del clima equatoriale amazzonico. Valori medi quasi costanti, resi però poco sopportabili dall’umidità elevata, si hanno nella fascia costiera del Pacifico, mentre nella pianura caraibica a una stagione asciutta se ne alterna una piovosa, cui si collegano escursioni termiche già marcate: nel periodo che precede la stagione delle piogge si registrano non di rado massimi assoluti di 44 °C. Nelle terre temperate le medie termiche assumono valori più o meno ridotti a seconda dell’altitudine. A Medellín, posta a 1487 m s.m., si hanno medie oscillanti tra 20 e 21 °C, a Bogotá le medie si abbassano a 13-14 °C. Tra i 1000 e i 2500 m si hanno quindi le condizioni climatiche più favorevoli all’insediamento umano.

 

Passaporto con validità residua 3 mesi alla data di ingresso nel paese. Al momento dell’ingresso nel Paese viene rilasciato un visto turistico valido fino a 60 giorni di permanenza. Scaduto il termine è possibile rinnovare il visto, fino ad un massimo di 180 giorni totali di permanenza. Per coloro che si recano nel Paese per motivi diversi dal turismo (es.: affari, partecipazione ad attività scientifiche, educative, artistiche, culturali e sportive, non a scopo di lucro), il visto va richiesto prima della partenza presso le competenti autorità diplomatico/consolari colombiane in Italia.

In uscita dal Paese è previsto il pagamento per tutti i turisti di una “Impuesta de salida” (Tassa di uscita) pari a circa 37 US dollari (o l’equivalente in valuta locale); mentre la tassa aeroportuale è già calcolata sul biglietto aereo. Gli importi delle tasse in questione sono soggetti a frequenti variazioni, in relazione alla variazione del cambio Dollaro-Peso colombiano.

 

Nessuna vaccinazione obbligatoria.

Patente internazionale. Lo stato delle strade è mediamente molto precario e la maggior parte di esse sono a unica corsia di marcia, tortuose e con attraversamento di centri urbani.

Le civiltà precolombiane si svilupparono sulla costa del Pacifico, su quella dell’Atlantico e in molte zone della regione andina. Tra le più interessanti vanno ricordate le seguenti: Tayrona, Sinú, Muisca, Quimbaya, Tierradentro e San Agustín. Di molte tribù rimangono manufatti, soprattutto in oro e terracotta; di altre sono testimonianza le camere funerarie e le pitture rupestri, che hanno consentito agli antropologi di ricostruire la loro civiltà. Nel 1499 Alonso de Ojeda, compagno di viaggio di Cristoforo Colombo, approdò sulla penisola di Guajira. La ricchezza degli indios del luogo diede vita al mito dell’El Dorado, e le coste dell’attuale Colombia diventarono meta di numerose spedizioni. In un primo momento, gli indios tollerarono i conquistatori ma, quando gli spagnoli tentarono di ridurli in schiavitù e di impossessarsi della loro terra, insorsero. In breve tempo, gli spagnoli conquistarono un’ampia porzione del territorio, mentre molte città, inclusa Cartagena (fondata nel 1533) prosperavano. Nel 1544, il paese fu annesso al vicereame del Perú e nel 1739 la Colombia divenne parte di Nueva Granada (che comprendeva i territori di ciò che oggi corrisponde a Colombia, Venezuela, Ecuador e Panamá). Verso la fine del XVIII secolo la schiavitù, il monopolio dei commerci, le tasse e le dogane diedero origine a movimenti di protesta. Fu proprio in questo periodo che si registrarono le prime rivolte indipendentiste, ma l’indipendenza venne raggiunta solo nel 1819, con l’arrivo del liberatore Simon Bolívar e del suo esercito. Dopo dieci anni di difficile convivenza Venezuela ed Ecuador, che, insieme a Panamá, erano entrati a far parte della Federazione della Grande Colombia, giunsero alla rottura dell’unione. Le correnti politiche nate durante la lotta per l’indipendenza vennero formalizzate nel 1849, con la fondazione di due partiti politici (dominati dall’élite creola): i Conservatori, con tendenze centraliste e rappresentanti dei proprietari terrieri, della chiesa e dell’esercito, e i Liberali, sostenitori del federalismo ed espressione della borghesia laica. I partiti divisero il paese in accampamenti di partigiani che avrebbero in seguito dato vita a una serie di insurrezioni, rivolte e guerre civili. Durante il XIX secolo, il paese visse non meno di 50 rivolte e 8 guerre civili, culminate nella sanguinosa guerra dei mille giorni del 1899. Dopo un periodo relativamente pacifico, la lotta fra Conservatori e Liberali esplose nuovamente nel 1948 con La Violencia, la più cruenta e terribile delle numerose guerre civili colombiane. Dopo il conflitto, durante il quale si registrarono quasi 300.000 morti, i Conservatori cercarono di consolidare il proprio potere. Entrambi i partiti presero poi la decisione di sostenere un colpo di stato militare come estremo rimedio per mantenere il potere e operare un controllo sul crescente numero di bande di ribelli presenti nelle aree rurali. Il colpo di stato, realizzato dal generale Gustavo Rojas nel 1953, rappresenta l’unico intervento militare avvenuto in Colombia nel corso di questo secolo. Tuttavia, l’iniziativa militare non ebbe lunga vita e il tentativo fallì definitivamente nel 1957, quando i Liberali e i Conservatori decisero di dividersi il potere con un accordo politico sancito da un emendamento costituzionale (questo accordo prese il nome di Fronte Nazionale). Il Fronte Nazionale decadde nel 1974, con l’elezione del liberale Alfonso López Michelsen a presidente del paese. Ad ogni modo, però, una versione modificata del Fronte Nazionale continuò per altri 17 anni. Nel frattempo, questo monopolio politico incoraggiò la nascita di una serie di gruppi di guerriglia di orientamento marxista: l’esercito per la liberazione nazionale (ELN), le forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) e il Movimento 19 aprile (M19). Questi gruppi non riuscirono a far cadere il governo, ma arrivarono a controllare intere regioni del paese. Un’altra costante minaccia alla sicurezza era la nascita di squadroni della morte paramilitari che, indipendentemente dal credo politico, combattevano contro qualsiasi gruppo si opponesse all’operato dei cartelli della droga di Medellín e Cali. Nel 1990 un’escalation di violenza, che coinvolse anche alcuni membri della classe politica di governo, minacciò di paralizzare il paese. Nel 1991 venne approvata una nuova costituzione che conferiva maggiori poteri giudiziari e poteri di controllo al governo. Nel giugno di quello stesso anno Pablo Escobar, leader del cartello di Medellín, sospettato di essere l’ideatore della cruenta campagna di terrore, fu arrestato. L’anno dopo riuscì a fuggire, ma fu individuato e ucciso nel dicembre 1993. Oggi, il narcotraffico è in continua crescita (grazie all’attività del cartello di Cali) e si stima che il fatturato annuale del commercio clandestino si aggiri intorno ai US$20 miliardi all’anno. Nel giugno 1995 l’arresto del leader del cartello di Cali Gilberto Rodríguez Orejuela costituì il fiore all’occhiello del governo colombiano, ma non alterò la dinamica del traffico di droga. Persino il presidente di allora, Ernesto Samper, ha dovuto trascorrere gran parte del suo ultimo anno in carica rispondendo alle accuse di aver usufruito del denaro del narcotraffico per finanziare la sua campagna elettorale. Horacio Serpa, successore di Samper nel partito liberale, ha perso le elezioni presidenziali del giugno 1998 contro il conservatore Andrés Pastrana, che nel 1994 aveva fatto una soffiata sui legami di Samper con il cartello di Cali. Nonostante la notevole crescita economica dal 1993 al 1996, le cose continuano ad andar male per la Colombia. Secondo il SIPRI, l’Instituto Internacional de Investigaciòn Sobre Paz, i conflitti interni di questo paese sono considerati tra i dieci più sanguinosi nel mondo e nell’ultimo anno sono stati paragonati a quelli della ex-Jugoslavia. Il governo ha sospeso le trattative di pace con i guerriglieri a tempo indeterminato. Nel 2000 gli Stati Uniti hanno stanziato 1,3 miliardi di dollari per sostenere il governo colombiano contro i guerriglieri. Nell’agosto 2002 il presidente Uribe ha dichiarato lo stato d’emergenza (misura che permette all’esecutivo di legiferare per decreto senza interpellare il parlamento), ma il ministro della giustizia ha assicurato che non saranno sospese le garanzie costituzionali. In questo modo il presidente ha potuto finanziare azioni dirette contro le FARC. La presa di posizione di Uribe non ha impedito alle FARC di compiere azioni violente e destabilizzatrici, come il sequestro della senatrice Ingrid Betancourt (per saperne di più, consultate il sito www.ingridbetancourt.com). A metà novembre l’esercito colombiano ha liberato il vescovo Jorge Enrique Jimenez, capo della conferenza episcopale latino-americana, che era stato sequestrato dalle FARC insieme a padre Desiderio Orjuela. I due religiosi erano stati tenuti in ostaggio in una zona denominata Penol, vicino a Tapaipì, non lontano dal luogo del rapimento. Alla fine di dicembre l’ambasciata italiana, quella britannica e il consolato statunitense in Colombia sono state chiuse per precauzione dopo che altre sedi diplomatiche erano state raggiunte da non meglio precisate minacce. La storia della Colombia, in conclusione, è quella di paese da sempre dilaniato da conflitti interni e esterni. Il riavvicinamento tra il presidente Uribe e il governo del Venezuela, dopo la crisi che nel gennaio del 2005 sembrava aver compromesso i rapporti tra i due paesi, ha comunque riportato un po’ di ottimismo. Alle elezioni legislative del marzo 2006 la coalizione che sostiene il presidente Alvaro Uribe ha ottenuto uno schiacciante consenso, aggiudicandosi la maggioranza assoluta dei seggi. Nel 2008, Uribe ha approvato una pericolosa missione oltre il confine ecuadoriano che ha portato all’uccisione del leader della FARC Raúl Reyes e al recupero di file informatici che suggerivano che la FARC stava cercando di ottenere uranio per delle bombe. La missione, però ha finito per scatenare una crisi diplomatica con Ecuador e Venezuela.

SCONSIGLIATI viaggi individuali e non organizzati (se non per motivi di lavoro) nelle zone rurali al confine con l’Ecuador (Nariño, Putumayo, Cauca, Caquetá) e con il Venezuela (Arauca, Norte de Santander, Cesar). Precarie sono le condizioni di sicurezza anche in altre zone del Paese quali: l’Urabá antioqueño, il Parque Nacional de La Macarena (Dipartimento del Meta) e la regione geografica del Magdalena Medio. Sconsigliato anche recarsi a Buenaventura (Dipartimento del Valle), dove si trova il maggior porto colombiano della costa del Pacifico.

Sono a rischio le aree remote del Paese, fuori da tutti i principali circuiti turistici, dove si registra la presenza della guerriglia eversiva e delle organizzazioni criminali e i quartieri più degradati delle città.

 

Le informazioni ivi contenute hanno puro carattere informativo, non si risponde di eventuali inesattezze e si invita a consultare gli aggiornamenti tramite le competenti autorità. Queste informazioni sono state realizzate attingendo: alla pagina dei tassi di cambio giornalieri comunicati dalla Banca d’Italia alla data del 31 dicembre 2014 per la valuta;  agli standard elettrici nel mondo pubblicati su Wikipedia per elettricità e prese;  alle informazioni inerenti capitale, abitanti, estensione, fuso orario, lingua,  documenti d’accesso, indicazioni sanitarie, patente automezzi, indicazioni speciali, contenute sul sito della Farnesina www.viaggiaresicuri.it nelle date comprese tra il 10 novembre e il 30 dicembre 2014.

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