Argentina

Bandiera Argentina

Capitale Buenos Aires
Abitanti 40.412.376
Estensione  Kmq 2.780.403 
Valuta Peso argentino  ARS 10,2755=1€
Fuso orario -4h, -5h se ora legale in Italia
Elettricità  220 V, presa CI
Lingua Spagnolo
Aeroporti  Buenos Aires BUE AEP EZE, Córdoba COR, Mendoza MDZ, San Carlos de Bariloche BRC, Puerto Iguazú IGR, Salta SLA, El Calafate FTE, Ushuaia USH, Tucumán TUC, Trelew REL, Jujuy JUJ, Mar del Plata MDQ, Corrientes CNQ, Santiago del Estero SDE, Río Gallegos RGL, Rosario ROS, Santa Fé SFE, Perito Moreno PMQ

Città principali

Buenos Aires è la capitale politica ed economica dell’Argentina e la massima metropoli dell’America Meridionale e dell’emisfero australe. I suoi confini amministrativi delimitano una superficie di 200 kmq che costituiscono la cosiddetta Capital Federal, ma l’agglomerato urbano, la Grande Baires, si estende su 3680 kmq e accoglie più di 10 milioni di abitanti, aggregando anche 19 partidos facenti parte della provincia di Buenos Aires.

Oggi la Grande Baires è un’enorme metropoli cosmopolita che ospita circa un terzo della popolazione del Paese e ha una forte caratterizzazione linguistica neolatina (un quarto dei suoi abitanti è di origine italiana).

Si è sviluppata intorno alle rive del Rio de la Plata, affiancando ai primi antichi quartieri i grattaceli e le imponenti costruzioni della Buenos Aires moderna. Gli innumerevoli sobborghi centrali e periferici si distinguono per originalità e rappresentano quanto di più interessante ci sia da visitare nella capitale.

La Boca, la zona del porto, è la più vivace e pittoresca, con le povere case dipinte in colori sgargianti e riferimenti al tango ad ogni angolo di strada.

Poco distante si trova San Telmo, peculiare per i numerosi locali, le case vecchio stile e i diversi negozi di antiquariato: a San Telmo è consigliabile soffermarsi a Plaza Dorrego, ai giardini del Parque Lezama, al Museo de Arte Moderno, con esposizioni temporanee di scultori e pittori argentini, e al Congreso, sede del Parlamento argentino.

Da San Telmo si giunge a Plaza de Mayo, la piazza resa tristemente famosa dalle celebrazioni e dalle proteste politiche che ancora oggi ospita. Plaza San Martín è un quartiere che sorge nella parte settentrionale di Buenos Aires; un tempo popolato da vagabondi e malavitosi, ora è divenuto invece una delle zone residenziali più eleganti.

A nord gli si affianca il Barrio Norte, la parte ricca della città, interessante per le boutique, i caffè, i club e le case d’epoca. Si segnalano, inoltre, il quartiere Palermo Viejo, molto attivo e situato nel mezzo della città; la sua piazza centrale, Plaza Italia, e il Parco Palermo: sono i luoghi dove i portenos (gli abitanti di Buenos Aires) amano passeggiare la domenica.

Buenos Aires non ospita musei di grande rilievo a eccezione del Museo Nacional de Bellas Artes, che raccoglie opere di famosi impressionisti, e il Museo Historico Nacional.

Altri luoghi degni di nota sono la Catedral Metropolitana, dove è sepolto José de San Martín, l’eroe dell’indipendenza argentina, il Teatro Colon, che ospita compagnie teatrali e di danza di fama mondiale, e il Cementarlo de la Recoleta, nell’omonimo quartiere, che racchiude i mausolei delle maggiori celebrità argentine.

Córdoba è il secondo centro urbano dell’Argentina e un vero e proprio gioiello architettonico. Sorge 650 km a nord-ovest di Buenos Aires, a 426 m sul Río Primero, al margine orientale delle sierreomonime, ed è sede di industrie e importante centro culturale con due università. Nel centro di Córdoba si possono ammirare splendidi edifici d’epoca coloniale, tra i quali, meritevoli di nota, il Vecchio Mercato, la Cattedrale (1574-82, ricostruita nel 1729-39), la Iglesia de la Campania e le case Cobos, Tristán, Allende e Sobremonte, ora sede del Museo Historico Provincial Marques de Sobremonte, uno dei più importanti musei storici dell’Argentina.

A nord, ai piedi del versante orientale delle Ande, a 1187 m nella valle de Lerma, si trova la città di Salta, capoluogo della provincia omonima. Ha il caratteristico aspetto delle città della Spagna meridionale, con molti edifici dell’epoca coloniale (sec. XVII-XVIII) tra i quali il Palazzo del Cabildo e la Chiesa di S. Francesco (1759). Da Salta, ogni sabato, da aprile a ottobre, parte il ‘Treno delle Nuvole’ che raggiunge i 4200 m di altezza oltre San Antonio de los Cobres, su un percorso di 163 km.

Santa Fe, nella pianura alla destra del Río Paraná, è situata tra i corsi del Río Salado e del Río Coronda, presso la laguna Setúbal, ed è servita da un attrezzatissimo porto fluviale accessibile anche a navi di grosso tonnellaggio, benché disti dal mare oltre 700 km.

È la più importante cittadina della Pampa e conserva l’aspetto e l’architettura dell’epoca coloniale. Da visitare Plaza San Martín, Plaza de Mayo, la Chiesa de La Merced e il Museo Histórico Provincial.

Luoghi di interesse

La Pampa è un’immensa pianura nell’Argentina centrosettentrionale, un mare d’erba sovrastato da un cielo infinito. Costantemente battuto dal vento detto pampero, il territorio presenta caratteri semidesertici (è la cosiddetta pampa secca), con vegetazione xerofila e stagni prosciugati per la forte evaporazione (salinas). A est, invece, la pampa arriva ad assumere l’aspetto di savana, con erbe graminacee e aree paludose (pampa umida). Caratterizzata dall’allevamento del bestiame allo stato quasi brado, è il regno dei gauchos e delle sontuose estancias.

La Patagonia è la vasta regione che comprende il versante orientale della Cordigliera delle Ande, a sud del 38º parallelo, nelle province argentine di Neuquén, Rìo Negro, Chubut e Santa Cruz.

È definita la terra degli avventurieri e per chi si reca in Argentina è una tappa straordinaria. La vastità del territorio, le condizioni impervie delle strade e la profonda bellezza di questa zona del Paese richiedono diversi giorni di viaggio e si consiglia pertanto di giungere preparati e attrezzati. La zona intorno a Bariloche e la vicina regione dei laghi rappresentano il punto migliore da cui iniziare il viaggio attraverso la Patagonia per poi raggiungere Trelew e la sua straordinaria fauna: colonie di pinguini (a Punta Tombo vive la più numerosa colonia di pinguini di Magellano del mondo), foche, uccelli marini, otarie e balene.

Nella Penisola Valdés vivono gli elefanti di mare e nei golfi Nuevo e San José vengono a procreare le balene del Sud; sulle steppe corrono le maras, i nandúes e i guanacos.

Il Perito Moreno, situato nelle Ande meridionali al confine con il Cile, è un ghiacciaio in movimento di proporzioni immense; lo si raggiunge attraversando il Parco nazionale Los Glaciares, che è costituito da 6000 km quadrati di ghiaccio, iceberg, laghi, foreste vergini e montagne.

La Terra del Fuoco (Tierra del Fuego) è un arcipelago posto all’estremità meridionale del Sudamerica, tra l’oceano Pacifico a ovest e l’oceano Atlantico a est, separato dalla massa continentale tramite lo Stretto di Magellano. È politicamente diviso tra Cile e Argentina, secondo una linea retta, che assegna all’Argentina il settore orientale dell’Isola Grande e l’Isola degli Stati e al Cile tutto il resto, compresa l’isola di Horn, su cui si trova il Capo Horn. La parte argentina costituisce la provincia omonima, con capoluogo Ushuaia. La popolazione è formata in gran parte da coloni bianchi: gli amerindi, riuniti sotto il nome di fuegini, sono ormai ridotti a un centinaio di individui. L’attrattiva principale, oltre alle leggende che circondano questi luoghi, è costituita dal gioco di luci e colori che li rendono davvero spettacolari, facendone una finestra sull’Antartide. Situata sulla riva del Canale Beagle, Ushuaia è la città più meridionale del pianeta: e qui più che altrove ha senso il Museo della Fine del Mondo.

Il Parco Nazionale delle Cascate Iguazù: la grandezza e la potenza di queste cascate, con una parte sul versante del Brasile, è impressionante. Nel loro punto più alto le cascate cadono oltre una volta e mezza tutta l’altezza delle cascate del Niagara. Possono essere ammirate da punti differenti il migliore è considerato la Garganta del Diablo (La Gola del Diavolo). Il Parco Nazionale Iguazù, che è Patrimonio Dell’Umanità dell’UNESCO, è una foresta subtropicale con un habitat di oltre 2000 specie di piante e 400 specie di uccelli. Entrambi sono una visita assolutamente imperdibile per chi si reca in Argentina.

 

L’Argentina presenta una notevole varietà di climi, data la grande estensione e le diverse altitudini che si riscontrano nelle varie regioni del paese. La Patagonia, regione del sud, ha un clima subartico, con precipitazioni prevalentemente nevose nel periodo invernale. Il vento è il protagonista di queste terre, in particolare il pampero che soffia nella pianura in seguito alla formazione di una depressione all’estremo sud. La zona centrale ha un clima temperato con estati calde e umide lungo la costa e inverni rigidi. Le precipitazioni sono abbastanza contenute e variano da un massimo di 1000 mm annui a 500 mm nella pampa, dove è più corretto parlare di un clima temperato steppico. In estate sono frequenti le grandinate che proprio in queste zone risultano particolarmente intense. Il nord del paese ha invece un clima subtropicale con umidità abbastanza elevata e piogge distribuite su tutto l’arco dell’anno. A Iguazu la media annua delle precipitazioni raggiunge i 1800 mm.

Spostandoci verso ovest, alle pendici della catena andina, le precipitazioni diminuiscono fino ai 50 mm ai confini con il Cile. In queste zone soffia lo zonda, un vento caldo e secco molto simile al fhon delle vallate alpine. Classico vento di compressione adiabatica perde tutta l’umidità e può soffiare per ore con raffiche di oltre 100 km/h.

 

Passaporto in corso di validità. Visto d’ingresso non necessario per soggiorni turistici inferiori a 3 mesi.

Nessuna. La febbre dengue è endemica nel Paese. Il diffondersi della malattia è infatti legato alle elevate temperature della stagione estiva. Nei mesi invernali il rischio di contagio è alquanto basso. Si raccomanda di adottare tutte le misure preventive contro le punture di zanzara.

Patente internazionale. Si ricorda a chi guida all’estero un’auto non propria che è consigliabile avere una delega a condurre del proprietario, in spagnolo, con firma autenticata.

I primi segni della presenza umana in Argentina si trovano in Patagonia (Piedra Museo, Santa Cruz), e risalgono all’11.000 a.C. Attorno al primo secolo d.C. diverse civilizzazioni basate sul mais si svilupparono nella regione delle Ande Occidentali (Santa María, Huarpes, Diaguitas, Sanavirones, tra le altre). Nel 1480, l’Impero Inca, sotto il regno dell’imperatore Pachacutec, lanciò un’offensiva e conquistò l’odierna parte nord-occidentale dell’Argentina, integrandola in una regione chiamata Collasuyu. Nell’area nord-orientale, i Guaraní svilupparono una coltura basata sulla yucca e la patata dolce. Le aree centrali e meridionali (Pampa e Patagonia) vennero dominate da culture nomadi, unificate nel XVII secolo dai Mapuche. Gli esploratori europei arrivarono in Argentina nel 1516. La Spagna nel 1537 fondò la città di Cordoba della Nuova Andalucia; nel 1580 stabilì una colonia permanente dove venne poi fondata Buenos Aires; il Vicereame del Río de la Plata venne creato nel 1776. Nel 1806-1807 l’Impero Britannico lanciò due invasioni contro Buenos Aires, ma la popolazione creola respinse entrambi i tentativi. Il 25 maggio 1810, dopo la conferma delle voci circa la detronizzazione di re Ferdinando VII da parte di Napoleone, i cittadini di Buenos Aires, con Manuel Belgrano in testa, sfruttarono la situazione a proprio vantaggio e crearono la Prima Junta di Governo (Rivoluzione di maggio). La formale indipendenza dalla Spagna venne dichiarata il 9 luglio 1816 a Tucumán. Nel 1817, il generale José de San Martín attraversò le Ande per liberare Cile e Perù, eliminando così la minaccia spagnola. Centralisti e Federalisti (in spagnolo: Unitarios e Federales) furono in conflitto fino a quando nel 1853 venne istituita l’unità nazionale e promulgata la costituzione. Nel 1826 gli argentini promulgarono una Costituzione centralista e fissarono la capitale a Buenos Aires. Nel 1829 comparve sulla scena politica il dittatore Juan Manuel de Rosas, che convertì il paese in un’economia basata sull’allevamento. Nel 1859 iniziò una guerra civile tra gli aspiranti alla presidenza, che porterà al potere Bartolomé Mitre (1862). Investimenti stranieri e immigrazione dall’Europa portarono all’adozione delle moderne tecniche agricole nel paese. Negli anni 1880, la “Conquista del deserto” soggiogò o sterminò le rimanenti tribù indigene della Pampa meridionale e della Patagonia. La politica estera argentina è stata di matrice isolazionista sino alla fine del XIX secolo. Nel 1880 salì alla presidenza dello stato Julio Argentino Roca, che in un periodo di 6 anni adottò una politica vicina ai paesi oltremare, aprendo le frontiere e dando la possibilità a milioni di immigrati europei di giungere qui per lavorare. Dal 1880 al 1930, l’Argentina godette di una sempre maggiore prosperità e importanza grazie ad una economia volta all’esportazione, e la popolazione del paese aumentò di sette volte. Le forze conservatrici dominarono la politica argentina fino al 1916, quando i tradizionali rivali, i radicali, ottennero il controllo del governo. L’esercito costrinse nel 1930 Hipólito Yrigoyen a lasciare il potere, portando ad un altro decennio di governo conservatore. Le elezioni portarono nel 1946 alla presidenza il generale Juan Perón, che cercò di dare più potere alla classe lavoratrice e aumentò notevolmente il numero di lavoratori sindacalizzati. I seguaci di Perón – originariamente chiamati anche descamisados, ad indicare simbolicamente la provenienza dagli strati popolari della società – acclamavano i suoi sforzi per eliminare la povertà e dare maggiore dignità al lavoro, mentre i suoi oppositori politici, rappresentati dall’oligarchia a cui, secondo i sostenitori peronisti, veniva impedito di continuare a sfruttare il popolo argentino, e dalla maggioranza dei ranghi militari da cui lui stesso proveniva, lo hanno considerato un demagogo e un dittatore. Diede vita al movimento politico conosciuto come peronismo o justicialismo, che si proponeva come una terza via fra il capitalismo e il socialismo. Perón costruì la sua immagine anche grazie all’aiuto della seconda moglie, Evita Perón. Il movimento peronista fu sincretico, talora definito populista (in Argentina il termine non ha il significato negativo di “demagogico” che ha in Europa), che unisce il socialismo, il patriottismo, la terza via economica tratta in origine dal fascismo italiano, ma senza rinnegare, perlomeno nella maggior parte dell’esperienza peronista applicata, la democrazia e la sovranità popolare. Tale ideologia ha permeato – e tuttora è molto importante – la maggior parte dei partiti politici argentini odierni, sia di destra sia di sinistra. Il 16 giugno 1955 venne organizzato un colpo di stato militare da parte della Marina Militare, che bombarda la Casa Rosada tentando di uccidere il presidente. Il 18 giugno Perón è costretto a fuggire in esilio prima in Paraguay e poi nella Spagna di Franco. tra gli anni 1950 e gli anni 1970 l’economia crebbe sensibilmente e la povertà declinò (meno del 7% nel 1975), ma divenne sempre più protezionista; contemporaneamente i contrasti politici si accrebbero. I militari presero più volte il potere, dal 1955 al 1958, dal 1962 al 1964 e dal 1966 al 1973. Con il ripristino delle elezioni e la fine del bando per i peronisti, vi fu il ritorno alla presidenza nel 1973 di Juan Domingo Perón che tuttavia ebbe termine dopo un solo anno con la sua morte e la sua terza moglie Isabelita, sua vice presidente, gli successe alla carica ma i due anni che seguirono furono pervasi da un quadro sociale sempre più improntato al conflitto: da un lato l’Alianza Anticomunista Argentina (la “Tripla A”) contribuì a creare un clima di terrore con l’omicidio, secondo i dati raccolti dopo la fine della dittatura dalla Comisión Nacional sobre la Desaparición de Personas (CONADEP), di oltre 400 persone tra il 1973 ed il 1975 mentre, dall’altro, riprese vigore l’azione dell’Ejército Revolucionario del Pueblo (ERP) con azioni di guerriglia urbana e omicidi. Inoltre il movimento peronista perse la sua coesione e le componenti di sinistra più radicali svilupparono il movimento guerrigliero Montoneros che a partire dal 1970 svolse una crescente attività di lotta armata contro le strutture politico-militari dello stato sia durante i regimi militari che nel periodo di governo di Isabelita. Il quadro di grande instabilità favorì dapprima l’ingresso dei militari nel governo e successivamente, Isabelita fu deposta dal golpe del 24 marzo 1976 che portò alla presidenza del paese il generale Jorge Rafael Videla. Dal 1976 al 1983 le forze armate detennero il potere per mezzo di una giunta autoincaricatasi del cosiddetto Processo di Riorganizzazione Nazionale; il governo militare represse l’opposizione, sia da parte dei gruppi di sinistra che dai peronisti, utilizzando metodi improntati all’illegalità, dando inizio a quella che sarebbe passata alla storia come la Guerra Sporca. Migliaia di dissidenti furono fatti scomparire, mentre il SIDE (Secretaría de Inteligencia de Estado) cooperò con la DINA ed altri servizi segreti sudamericani, e con la CIA in quella operazione che gli Stati Uniti avevano pianificato, organizzato e finanziato al fine di contribuire ad eliminare il pericolo dell’instaurazione di governi di sinistra filosovietici in Sud America ed in America centrale: la cosiddetta Operazione Condor. Nel periodo della dittatura 30.000 persone scomparvero creando il fenomeno dei desaparecidos: le persone venivano sequestrate o arrestate e deportate in centri clandestini di detenzione, tra i quali la ESMA, l’Escuela Superior de Mecánica de la Armada (tramutata successivamente in Museo de la Memoria), dove venivano torturate e, molto spesso, uccise; l’occultamento dei cadaveri avveniva anche in mare, con i voli della morte, ossia il trasporto delle vittime, spesso ancora vive, a bordo degli Hercules dell’esercito argentino e fatte precipitare nell’oceano o nel Rio de la Plata; esiste un rapporto della commissione nazionale sulla scomparsa di persone in Argentina, il Nunca más, dove in un aberrante tunnel dell’orrore hanno sfilato le testimonianze di chi è sopravvissuto. Molti dei capi militari che presero parte alla Guerra Sporca vennero addestrati nella School of the Americas finanziata dagli USA, tra i quali i dittatori argentini Leopoldo Galtieri e Roberto Eduardo Viola. Problemi economici, accuse di corruzione, la condanna dell’opinione pubblica nei confronti degli abusi dei diritti umani e, infine, la sconfitta del 1982 inflitta dai britannici nella guerra delle Falkland, screditarono il regime militare argentino portando alla fine della dittatura. La democrazia venne ripristinata nel 1983. Il governo radicale di Raúl Alfonsín si mosse per render conto dei “desaparecidos”, stabilì il controllo civile delle forze armate e consolidò le istituzioni democratiche. I membri delle tre giunte militari vennero processati. Il fallimento nella risoluzione dei problemi economici endemici e l’incapacità nel mantenere la fiducia dell’opinione pubblica portarono all’abbandono anticipato di Alfonsín, sei mesi prima che scadesse il suo mandato. Il presidente Carlos Menem, nel 1991, impose un tasso di cambio fisso tra Peso e Dollaro per fermare l’iperinflazione e adottò delle estese politiche basate sul mercato, smantellando le barriere protezioniste e le regolamentazioni degli affari, e implementando un programma di privatizzazioni. Queste riforme contribuirono a un significativo aumento degli investimenti privati internazionali e con una recessione che toccò l’apice intorno alla fine degli anni novanta. Fu allora che debito estero, disoccupazione, corruzione e malcontento sociali arrivarono a livelli epocali. Le amministrazioni di Menem e de la Rúa fronteggiarono una diminuita competitività nelle esportazioni (dovuta alla forzata parità del peso con il dollaro), conseguenti massicce importazioni che danneggiarono l’industria nazionale e ridussero l’impiego, un deficit fiscale e commerciale cronico, e il contagio di diverse crisi economiche. La crisi finanziaria asiatica del 1998 causò una fuoriuscita di capitale che sfociò nella recessione e culminò nella crisi economica argentina del novembre 2001. Un mese più tardi, le pesanti rivolte che si scatenarono in tutto il Paese costrinsero de la Rúa a dimettersi. Nel giro di due settimane, quattro presidenti si avvicendarono in rapida successione, fino alla nomina ad interim di Eduardo Duhalde come presidente dell’Argentina, da parte dell’assemblea legislativa, il 2 gennaio 2002 l’Argentina fu costretta ad ammettere la manifesta impossibilità di far fronte agli impegni economici presi con gli altri stati, (default sulle sue obbligazioni internazionali). L’ancoraggio del Peso al Dollaro, vecchio di quasi undici anni, e ormai palesemente controproducente, venne abbandonato. Tuttavia l’improvviso distacco della moneta argentina dalla parità con quella statunitense, ancoraggio che da tempo non era più realistico, la riportò immediatamente ai suoi valori reali, producendo un grosso deprezzamento della valuta (ridotta nel giro di pochi giorni ad un terzo circa del suo valore iniziale) e un conseguente altissimo picco di inflazione. La crisi provocò per mesi un quasi totale blocco dell’economia, con un drammatico aumento di disoccupati e di nuovi poveri, una crisi di liquidità del sistema, un aumento della piccola criminalità e di atti di vandalismo contro banche ed esercizi commerciali, un’allarmante instabilità sociale. Impostando un tasso di cambio più flessibile, la nazione riuscì ad attuare nuove politiche: tra le principali la reindustrializzazione, un quantitativo più alto di esportazioni ed importanti surplus fiscali e commerciali. Già nel 2002 l’economia locale cominciò a stabilizzarsi; nel 2003 fu eletto presidente Néstor Kirchner. Durante il suo periodo di governo l’Argentina è riuscita a ristrutturare il debito in default e a ripianare il debito con il FMI: fu inoltre imposto uno sconto del 75% su molte obbligazioni (tale operazione ha poi portato a condanne in tribunali tedeschi e statunitensi). Infine, molte imprese che in precedenza avevano carattere privato sono state nazionalizzate. Nonostante questi segnali di ripresa, sono rimasti dubbi sulla stabilità e sugli orizzonti di espansione dell’economia nazionale: numerose sono state le voci che indicavano un pesante debito verso l’estero, e secondo cui la reale situazione economica sarebbe stata mantenuta segreta. Nel 2007 Kirchner non si ricandida, lasciando il posto alla moglie Cristina che viene eletta e riconfermata nel 2011. All’inizio del 2014 è stata resa nota la vera portata dell’inflazione nel paese, e una drammatica conferma nel luglio dello stesso anno quando è stato annunciato un secondo default.

 

Le informazioni ivi contenute hanno puro carattere informativo, non si risponde di eventuali inesattezze e si invita a consultare gli aggiornamenti tramite le competenti autorità. Queste informazioni sono state realizzate attingendo: alla pagina dei tassi di cambio giornalieri comunicati dalla Banca d’Italia alla data del 31 dicembre 2014 per la valuta;  agli standard elettrici nel mondo pubblicati su Wikipedia per elettricità e prese;  alle informazioni inerenti capitale, abitanti, estensione, fuso orario, lingua,  documenti d’accesso, indicazioni sanitarie, patente automezzi, indicazioni speciali, contenute sul sito della Farnesina www.viaggiaresicuri.it nelle date comprese tra il 10 novembre e il 30 dicembre 2014.

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